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SAN DOMINO – Alla fine del 2014, il governo Renzi ha introdotto con il decreto Sbloccaitalia una serie di norme volte a favorire, in modo selvaggio, la ricerca e lo sfruttamento delle riserve di idrocarburi presenti nel nostro territorio, in terraferma e in mare. Ciò a tutto vantaggio delle compagnie petrolifere e con l’obiettivo esplicito di raddoppiare in tempi rapidi la produzione nazionale di idrocarburi.
Tutto questo, da un lato, appare irresponsabile, alla luce della necessità di limitare al massimo la produzione di energia da combustibili fossili, che sono i responsabili primi dell’inquinamento dell’aria e di fenomeni sconvolgenti come il riscaldamento globale, dall’altro, comporta seri rischi per l’equilibrio geofisico delle aree interessate, per la salute elle popolazioni che vi abitano e per le attività economiche a cui esse sono vocate.
Come è noto, l’assalto delle trivelle ha largamente interessato il Molise, dapprima con le autorizzazioni concesse dal governo nella località Rospo di mare, giusto davanti a Termoli, in seguito autorizzando attività di ricerca in una vasta area del Molise centrale attorno a Campobasso ( area peraltro caratterizzata da alto rischio sismico), da ultimo, con un’autorizzazione da parte del ministero dello sviluppo economico del 22 dicembre scorso nel braccio di mare tra le isole Tremiti e Termoli.
Di fronte alle proteste popolari sviluppatesi a macchia d’olio e culminate nella grande manifestazione del 21 maggio dei 60000 di Lanciano, 10 Regioni, tra cui la Regione Molise, hanno presentato alla Corte di Cassazione sei referendum abrogativi delle norme dello Sbloccaitalia volte a deregolamentare le attività di ricerca e estrazione degli idrocarburi.
All’inedita situazione di conflitto istituzionale che si è venuta a creare, il governo Renzi, fortemente preoccupato che la celebrazione dei referendum potesse vedere una larga bocciatura di massa della propria politica energetica, ha risposto in maniera furbesca, senza smentire la propria subalternità alle lobbies affaristiche: ha introdotto nella legge di stabilità 2016 modifiche alle norme dello Sbloccaitalia volte a far decadere formalmente i referendum, senza intaccare sostanzialmente la mano libera concessa ai petrolieri.
Il coordinamento nazionale Notriv è giustamente deciso a continuare la battaglia in sede legale per la riammissione di tre dei cinque referendum cassati dopo l’intervento del governo.
E’ necessario comunque riprendere ed estendere la mobilitazione.
Il Partito della Rifondazione Comunista del Molise si appella alle associazioni ambientaliste, ai sindaci dei comuni interessati dalle autorizzazioni di trivellazione, ai singoli cittadini sensibili alle ragioni della difesa del territorio perché su questi temi si intensifichino l’informazione e la sensibilizzazione, con l’obiettivo di arrivare, nei tempi rapidi richiesti dalla situazione, a una manifestazione regionale da tenere a Termoli.
Silvio Arcolesse
segretario regionale PRC Molise
segretario regionale PRC Molise