“Se a qualcuno non diremo cose che gli dispiaceranno non diremo mai per intero la verità”
TERMOLI – Con questa frase pronunciata da Albert Sheweitzer in un’intervista a Sergio Zavoli a Lambarané nel 1962, vorrei spezzare una lancia a favore di un grande termolese troppo trascurato dalle varie Amministrazioni Comunali che si sono succedute a Termoli negli ultimi anni. Parlo del Maestro Achille Pace.
Nato a Termoli nel 1923 e trasferitosi presto a Roma diventa titolare della Cattedra Pittorica presso l’Istituto Statale d’Arte. Nel 1955 istituisce il Premio Termoli presso la Galleria Civica, che lo vedrà protagonista per oltre 50 anni, portando la cittadina adriatica ad una fama internazionale per il suo carattere di ricerca nel ruolo cruciale del superamento dell’informale.
Grande interprete dell’arte contemporanea, Achille Pace ci ha regalato ogni anno cataloghi con la rappresentazione delle opere dei grandi artisti internazionali che vi hanno partecipato, da Burri a Capogrossi, da Fontana a Della Vedova, per citarne alcuni.
La sua prima personale del 1956 avviene a Lugano. Nel ’62 con Biggi, Carrino, Unicini e altri fonda a Roma il Gruppo Uno. Nel ’74 partecipa alla X quadriennale d’Arte di Roma; nel 1980 e nel 1982 è invitato alla Biennale di Venezia; nel 1989 espone a Mosca e Leningrado nell’ambito della mostra Orientamenti dell’arte italiana dal 1947 al 1989. Maestro dell’arte contemporanea, col superamento di quella informale, propone i suoi originali ”ITINERARI”: filo bianco o rosso su tela scura, dove il punto e quindi la linea, come insieme di infiniti punti, sono all’origine di tutta l’espressione artistica, quello che egli chiama il “segno” dell’arte moderna. Collabora, inoltre, alla realizzazione di cataloghi d’arte con 4 acqueforti.
Potrei continuare a tessere gli elogi di questo grande termolese citando la presentazione di Giulio Carlo Argan che lo inserisce nel suo libro di Storia dell’Arte in uso nelle scuole italiane.
Al MACTE di quest’anno curato da Laura Cherubini (anche lei allieva di Argan), nella“personale” dedicata alla milanese Nanda Vigo – che presenta le sue opere in vetro laccato e satinato, neon blu e neon rosso – Pace è inserito nella SALA 1, in una collocazione pressoché anonima, con due sue opere: Itinerario 109 del 1960 e Itinerario Incontro del 1988.
Il MACTE, del quale è già in costruzione un ampliamento, è destinato a diventare una vetrina internazionale per l’esposizione di artisti che danno una continuità al discorso artistico che il Maestro ha iniziato nel 1955 con il Premio Termoli.
Il nostro paese è abituato a celebrare i suoi figli migliori post mortem, come già per il grande grecista termolese Gennaro Perrotta e il fumettista Benito Jacovitti.
NEMO PROPHETA IN PATRIA… in vita, aggiungerei!
Mai nessun altro assioma è risultato più appropriato di questo riferito al grande artista termolese. Quindi, NON C’È PACE PER LA CULTURA TERMOLESE come NON C’È PACE PER… ACHILLE PACE!
Qualcosa deve cambiare per ristabilire questo insano equilibrio, in modo da dare a Termoli la giusta dose di cultura che merita.
Saverio Metere