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Il Centro Polifunzionale (foto C.L.Smoke)SAN DOMINO _ Confesso di ritrovarmi pressoché incredulo a constatare una chiara ingenuità nelle motivazioni pretestuose attraverso cui si tenterebbe di giustificare “l’atteggiamento chiuso e schivo” dell’amministrazione municipale nelle Isole Tremiti. A mio avviso si tratta, come spesso accade, di banali presunzioni non certo condivisibili. Troppo facile dire che in passato “nessun amministratore è stato trasparente!”. La pregiudiziale superficialità di simili concetti impatta con fastidioso stridore contro la prepotenza chiaramente ingiusta di chi parrebbe voler privare i cittadini del fondamentale diritto di sapere.   Quando l’elettorato decide di cambiare volto alla propria guida, lo fa per un legittimo desiderio di cambiamento, di correzione, non certo per ufficializzare gli errori passati perpetrandone la sussistenza in una visione irragionevole tesa all’eternità. Ma il cambiamento non deve per contro annientare la positività delle iniziative pregevoli assunte dalla vecchia gestione. Non parrebbe certo edificante se i nuovi padroni sentenziassero con baldanzoso disprezzo:

Quanti soldi sono stati spesi per un polifunzionale INUTILE!”. Essi tenderebbero forse a descrivere quella realizzazione, per molti versi pregevole, come un clamoroso “autogol” della precedente gestione, trascurando del tutto l’eventualità di essere essi stessi contributo di una carenza che non si sarebbero visti capaci di evitare.

Nelle intenzioni della precedente Giunta, il centro polifunzionale avrebbe dovuto rivelarsi sede ideale per iniziative d’interesse culturale, ambientale, di riunioni tese a concertare il civile progresso della comunità e quant’altro. Se nulla di tutto ciò è visto concretizzare, riterrei piuttosto sensato chiederne conto soprattutto alla squadra del Sindaco subentrato in carica dopo l’inaugurazione della specifica struttura. Non vorrei apparire noioso insistendo sul fondamentale pregio di quel principio etico mirato a tutelare come valore primario della cultura la realtà umana e l’universo che la contiene. Pare certo che l’unica potenza in grado di unificare le coscienze convogliandone lo spirito verso una specifica realtà “tremitese” sia soltanto la cultura.

Quest’ultima è un bene inalienabile, appartenente a tutti, oltre ogni collocazione sociale. Che sia il fondamento autentico della libertà è dimostrato proprio dall’astiosa insofferenza con cui viene combattuta non solo dall’incolto, ma soprattutto dai prepotenti. La cultura è nemica della politica intesa come intrigo e lotta per il potere. Ed è naturale, perché quella politica appartiene a una sfera del tutto avulsa dalle motivazioni etiche ritrovabili soltanto in una fondamentale trasparenza umana. Ma allora possiamo davvero investire la cultura di un ruolo così determinante? Sono personalmente convinto del fondamento ineludibile di tale aspetto. Non devono spaventare i termini superficialmente riconducibili a realtà intellettuali piuttosto sofisticate. In effetti non è assolutamente così, perché il popolo delle Tremiti dimostra in tutte le proprie espressioni qualità razionali e intuitive di alto spessore, che vanno al di là dei dettami facilmente reperibili nel patrimonio interdisciplinare dei tesori letterari.

Quando vi capitasse d’intrattenervi con la schietta umanità della gente locale – nella piazzetta di San Domino, nel chiostro di San Nicola, in un locale del porto, oppure per mare a bordo di una barca – vi ritrovereste stupefatti a riconoscere come il pescatore, il marinaio, il semplice barcaiolo siano titolari di una mente del tutto geniale. Una qualità che deriva loro dalla percezione di orizzonti sovrumani, acquisita nell’infinità dello spazio e del tempo. Per quanto attiene alla realtà di queste piccolissime terre, bisognerebbe se mai porre l’accento su una caratteristica fondamentale, dalla quale si dipartono diverse motivazioni. Alla popolazione delle Isole Tremiti manca in effetti una radice etnica profonda, per via delle tribolate vicende storiche in base a cui si è visto alternare in loco il passaggio di gruppi estremamente variegati. Allo stato attuale appare definitivo l’aspetto che testimonia per gli abitanti una provenienza etnica di chiara impronta napoletana, riconoscibile anche nel dialetto. Si tratta di un rilievo la cui origine rimane tuttavia circoscritta in un contesto temporale di datazione piuttosto recente, seppure oramai consolidato in via definitiva.

Da quanto sopra consegue tuttavia l’inevitabile carenza di una tradizione univoca, un riferimento culturale remoto, una figura emblematica da potersi porre come forte riferimento ideale, quello che in altri luoghi viene definito “eroe nazionale”. Anzi, per meglio dire, la figura che in effetti sussiste maestosa predominando nella fattispecie si chiama Diomede. Ma tale personaggio è simbologia di una rappresentazione il cui simulacro rimane in apparenza avvolto da un alone misterioso a tratti inquietante. Esso pervade diversi spazi delle Tremiti, s’insinua in molti recessi, in particolari angoli, sospeso fra mitologia, storia e religione dell’antica civiltà greca. Possiamo in qualche modo riconoscerlo come proiezione speculare della grande realtà di un mitico arcipelago.

La particolare visione richiamata dall’eroe greco ci riconduce a un miracolo di modello sociale, il cui fascino rievoca quel sistema politico in cui tutti i cittadini partecipavano al governo della città. Esso appariva ispirato a metodologia intellettuale che ancor oggi affascina per modernità, spessore e qualità filosofica di contenuti. Un fenomeno di splendida evoluzione sociale che considerava l’uomo in piano primario. Al giorno d’oggi. Le Isole Tremiti stanno attraversando una congiuntura interna di particolare complessità. Questo momento di passaggio genera gli scompensi che sono anche causa di un certo antagonismo fra varie fazioni.

E’ una situazione che va affrontata con pazienza. La generazione che verrà potrà forse assistere alla nuova Tremiti non più costituita da microscopiche potestà personali, bensì da una più consistente (per quanto piccola) unità commerciale, culturale e politica. In tale contesto potrà svilupparsi anche quella solidarietà che per il momento s’inquadra in una visione del futuro ancora piuttosto lontana dalla perfetta realizzazione definitiva. In chiusura, desidero ricordare, sottolineandone l’urgenza, le domande mie, ma soprattutto dei cittadini, che confidano nel civile garbo di una risposta da parte del signor Giuseppe Calabrese:
In qual senso tunnel e ponte sarebbero argomenti “superati”? Sono stati definitivamente cancellati o momentaneamente accantonati o cos’altro ancora?
In relazione al tunnel sottomarino, è vero che la Regione avrebbe bloccato l’iter del progetto?
In caso affermativo, con quale motivazione?
Chi è l’autore del progetto menzionato? Quanto è stato pagato dal Comune Isole Tremiti?
Quale è lo stato attuale della pratica nel merito specifico?

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9 Commenti

  1. vogliamo sapere di più
    Perchè vogliono fare il tunnel sottomarino? è assurdo!Il centro polifunzionale non è stato mai usato!quanti soldi spesi inutilmente!dateci più informazioni sul progetto del tunnel, vogliamo sapere

  2. SILENZIO DI MORTE
    grazie per la dimostrazione di affetto…com’era bella la democrazia! pregherò Santa Maria a mare che l’abuso non diventi regola! al diritto del cittadino vada sacrosanto rispetto.

    sconcerta che quasi niente trovi oggi un reale impiego sociale fra le idee concepite nel programma del centro polivalente. Il successo della gestione Salvatore Greco che ha ormai fatto il suo tempo era dovuto alla squadra di giovani tecnici e consulenti tutti rigorosamente esterni. Nessuno di loro era di Tremiti. L’ex sindaco durante la costruzione dell’edificio portava talvolta qualche amico a vedere i lavori in corso del suo sogno. Con entusiasmo contagioso descriveva i vari locali e l’impiego che avrebbero trovato. Oltre all’ufficio postale (oggi realmente attivo) parlava di pro loco, d’informazioni turistiche, di uffici distaccati del comune, e della famosa sala riunioni da lui sognata come forum pulsante della vita Tremitese.

    Oggi su passato e presente pesa solo un silenzio …

  3. PINUCCIO SANTO SUBITO
    grandissimo paziente eroico Calabrese ha sopportato cialtroni insolenti calunnie bugie puzzolenti, un giorno avrà il monumento in piazza…..sì davvero Pinuccio santo subito!

  4. Ultima ripopolazione delle Isole Tremiti
    A ulteriore conforto della mia notizia sulla derivazione napoletana degli abitanti, ritengo determinante il riferimento evidenziato dal seguente link, riconducibile a un testo molto diffuso nell’ambito degli studi progrediti sulle vicende storiche delle Isole Tremiti:
    http://storiadelletremiti.blog.espresso.repubblica.it/
    Trattasi di un libro denso peraltro di corpose informazioni raccolte con chiaro intento di attenzione scientifica da parte di uno studioso profondo conoscitore e amante instancabile della realtà tremitese.
    Per un trentennio, egli si esplicò quale collaboratore emerito nonché consulente delle autorità guida comunali e regionali, segnatamente garganiche.
    Ferruccio Maria Fata

  5. come te non c’è nessuno
    skipper adriatico, anche tu hai capito bene!
    grazie, supersindaco, abbiamo sbagliato a dubitare, ora è nostro dovere una collaborazione volontaria sempre lontana dall’immondizia dei pochi bugiardi che inquinano le Isole.
    ci sentiamo in difetto e pagheremo questo debito d’onore, contaci Pinuccio!

  6. LA VITA DI BRANCO
    sono un pugliese emigrato dalla sua terra ormai oltre trent’anni fa…eppure nell’articolo appena letto ritrovo i problemi di sempre delle comunità meridionali: tanto familismo, tanto clan e tanti individualismi; purtroppo tanta rabbia, come quella del cane che ha marcato il terreno; come la lotta per scegliere il capobranco; se si fanno dei gruppi è perchè sono legati ad interessi particolaristici. E allora torna sempre attuale la questione “Dov’è la comunità? Dove sono le proposte di salvaguardia per la propria terra?” Non ci si può sempre lamentarsi se non si comincia dalla propria persona a cambiare mentalità, a sentirsi parte di una comunità. Andando fuori dalla propria terra paradossalmente si riscopre un legame più forte e più “comunitario” con le origini: la lontananza e il distacco fanno maturare una sensibilità nuova. E ancor di più apprezzo una analisi cosi trasparente come quella dell’articolo, fatta da chi comunque ha deciso di restare e di non rassegnarsi ad una mentalità del piangersi addosso e dell’aspettare che qualcun altro faccia al proprio posto. Purtroppo non sono mai stato alle tremiti ma mi farebbe piacere conoscere più da vicino questa realtà così singolare della Puglia, dove ancora grazie al cielo si conserva una indipendenza di giudizio e la forza di proporre la priorità del bene comune agli egoismi individuali che non portano da nessuna parte. Auguri per la permanenza, per i progetti, per i desideri e complimenti per le domande poste ad una piccola comunità, che possono valere per tante altre comunità di ogni luogo.