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TERMOLI _ Ciao Vittoria… lo sai, il quotidiano della nostra esistenza si intreccia con le ricerche di quanti, nella professione, nella politica e nella vita, cercano risposte ai propri interrogativi. Tra questi, anche quelli sulla malattia e la morte, ieri ed oggi tue compagne… Ieri, insieme, oggi un po’ più soli, continuiamo a cercare una didattica ed una modalità comunicativa, che ci consenta di rispondere alle domande sui segreti della vita e dei saperi che ci rivolgono. La scuola, la vita, il futuro, il contratto… già, il contratto.
L’unico contratto certo e a tempo determinato, è quello che ci fa sognare nel tempo che la vita ci regala, sapendo tutti che è un tempo “precario” e, molto spesso, imprevedibile. Noi, “attori” di un progetto che vorremmo ci riunisse “al di là di ogni idea progettuale ed ideologia”, attori significativi di questo pezzo di esistenza, come è stato per Te, siamo tutti vagabondi nelle stagioni della vita, con compagnie molto spesso “indesiderate”. In questa stagione invernale hai dovuto cedere la Tua luce alla malattia e alla morte … non sempre compagnie cercate, ma certamente starai correndo su quei sentieri dove le tue tracce fresche colorano di arcobaleno ed emozioni la memoria di chi hai amato e ti ha amato.

Le lacrime, che, silenziose e discrete, scivolano sugli occhi di quanti sono venuti a porgerTi il proprio saluto, raccontano di quella prof. del Ragioneria che, rondine tra le rondini della Primavera alle porte, è volata nei cieli dell’infinito descrivendo percorsi inaccessibili a quanti osservano, talvolta distratti, quel contratto a termine depositato ed impolverato sul comodino della propria esistenza. La memoria corre lungo quei grandi corridoi della scuola che Ti ha visto Prof. rigorosa, competente e mediatrice, non rassegnata né funzionale ai disegni di una scuola che, forse, nel suo insieme, ha perso il coraggio di educare nel rigore dei saperi e dell’educativo. “Compagno di strada e vagabondo”, correrò con Te alle porte dell’Infinito e porterò le mie gocce di rugiada sui sentieri dei monti, dove, tra gli incantati silenzi dei boschi coperti dalle nevi invernali, racconterò agli inconsapevoli camosci la storia di una bionda Prof. dispersa nel vento.

Salirò sul monte Amaro e parlerò al mio Vecchio amico, Signore della montagna e della vita. Gli chiederò di scendere a valle e di posare le Sue rude mani sul cuore dei tuoi cari per riscaldarlo con il ricordo della Tua presenza. Digiterò alle stelle le tue coordinate per invitarle a danzare, come nelle notti d’Agosto, anche nella notte d’inverno che ormai Ti avvolge. Chiederò alle mie amiche Coccinelle, al Pettirosso, ai Passeri di montagna, alle Aquile regine dei cieli infiniti…di colorare, cantare e volare sulle emozioni e sulle lacrime che verranno depositati nella Tua ultima dimora per farle diventare farfalle di luce. Chiederò ai ghiacciai perenni di avvolgere il Tuo ricordo perché i venti primaverili e le flebili memorie non possano dissolvere il Tuo viso e le Tue tracce, certamente perenni nel cuore di Tuo marito Franco, di Tuo figlio Fabio, di Tua figlia Marianna e di quanti ti hanno avuto sorella, amica e collega.

Z’Vassilucc’e