CAMPOBASSO _ La scelta adottata dallo Stato di procedere alla nomina di Commissari Straordinari, per la gestione dei sistemi sanitari nelle Regioni in deficit strutturale e con forti disavanzi, lede il dettato costituzionale che assegna le funzioni di pianificazione e governo alle medesime Regioni e non al Governo Nazionale. L’assegnazione di poteri esorbitanti a figure tecniche esterne al territorio, che non sempre sono prive di contenziosi giudiziari pregressi come nel caso del Sub-Commissario per il Molise Dott.ssa Isabella Mastrobuono, determina la materiale impossibilità delle assemblee elettive locali e regionali di svolgere qualsivoglia funzione istituzionale connessa con la principale voce di spesa del bilancio della Regione.
Decisioni forti quali quelle di orientare un più elevato numero di posti letto verso strutture private, lo svuotamento degli ospedali pubblici e la rottamazione di specialisti che dopo aver percepito lauti incentivi al pensionamento vanno legittimamente ad operare in centri privati con connessi aumenti del deficit annuale, non possono essere assunte con determine commissariali non discusse in alcuna sede democratica formale. Se a distanza di anni dal commissariamento le difficoltà organizzative, economiche, funzionali e gestionali si accentuano anziché risolversi si può continuare ad insistere tenendo in vita un meccanismo oligarchico capace di orientare ingenti flussi di spesa pubblica a propria discrezione e nel più totale arbitrio?
La sovranità popolare che si esercita attraverso libere elezioni come influisce su processi decisionali così delicati se nel rimpallo di verifiche e controlli tra Commissari Straordinari e Tavolo Tecnico Interministeriale, non c’è alcuno spazio per conoscere i dati, le schede, i costi, gli obiettivi e le risultanze ottenute? Perché i cittadini e gli amministratori locali debbono detenere solo la possibilità ex-post di ricorrere al TAR per bloccare i decreti commissariali? In caso di difficoltà giudiziarie per un esponente della terna commissariale, come nel caso del Molise, non sarebbe opportuno procedere ad acquisire le dimissioni delle figure interessate, almeno per ragioni di garanzia e di opportunità pratica?
E per una questione di contenimento della spesa sono effettivamente necessari un Commissario e due Sub-Commissari con relativi apparati e strutture che pesano sulle risorse locali? Come si tutela il rispetto dell’art. 32 della Costituzione nelle realtà sottoposte a procedure commissariali in cui si inaspriscono al massimo le imposte e si tagliano le prestazioni e i servizi? Non può passare un modello nazionale che sancisce la sperequazione di trattamento tra cittadini di regioni differenti e preclude agli stessi territori le possibilità di influire, orientare e controllare il governo del sistema. Occorre progettare una nuova modalità che coniughi rigore, efficienza, ruolo di supervisione ministeriale e governance democratica regionale.
Michele Petraroia