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TERMOLI _ I drastici tagli al diritto allo studio, alla ricerca scientifica e al sistema universitario nazionale mettono a rischio la prospettiva degli Atenei minori che non dispongono delle risorse minime per ottimizzare i costi di gestione, assicurare i servizi agli studenti e garantire un’elevata qualità didattica. In realtà è tutto il sistema universitario nazionale che rischia di rimanere schiacciato tra la riforma Gelmini ( legge 240/2010 ) e l’inadeguatezza dei finanziamenti dello Stato. E’ preoccupante che in un paese come l’Italia, non detentore di materie prime, non si assuma la conoscenza e il sapere, come la priorità strategica su cui investire. Non qualificare le risorse umane e non puntare all’eccellenza è un grave errore che nel medio termine determinerà un vistoso arretramento dell’Italia nello scacchiere competitivo internazionale.

Colpisce il tono dimesso con cui è stato inaugurato l’anno accademico dell’Università del Molise come se ci si trovasse al cospetto di una realtà in evoluzione che non ha alcun problema strutturale o funzionale. Non è così per via della sottostima dei trasferimenti nazionali al nostro Ateneo che mal si conciliano con una moltiplicazione di sedi e laboratori sparsi sul territorio che determinano costi maggiori e impossibilità di assicurare ovunque la fruibilità ottimale dei servizi agli studenti. A ridosso del confronto elettorale regionale dovremmo riflettere con rigore sui numeri complessivi dell’Università Molisana che rappresentano un patrimonio per la comunità. E allo stesso tempo dovremmo interrogarci sui corsi di studio attivati, sul rapporto coi fabbisogni del mercato del lavoro locale, sulla percentuale di laureati che trovano un impiego in Molise e sui tempi d’attesa tra il conseguimento del titolo di laurea e lo sbocco occupazionale in regione. Dobbiamo ricondurre l’analisi sui costi / benefici nel solco delle aspettative delle famiglie che sono banalmente quelle di non veder partire i propri figli per andare a lavorare al Nord. Se dopo 30 anni di attività non riflettiamo con responsabilità su questo punto chiave rischiamo di sminuire il ruolo della nostra Università a crescita del patrimonio edilizio, strutture fisiche e luogo prescelto per accelerare le proprie carriere accademiche da docenti di altre regioni che praticano il pendolarismo mordi e fuggi.

Michele Petraroia

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1 commento

  1. Il vero allarme bisogna lanciarlo contro la mania dei politici locali che per accontentare il proprio elettorato promettono ( e purtroppo mantengono con i soldi dei contribuenti) grandi e piccole opere senza rendersi conto della loro inutilità e senza tener conto dei costi destinati ad aumentare col tempo. Esempio: in Molise ci sono cinque ospedali doppioni e senza reparti potenziati soprattutto per conseguire risultati di eccellenza. Stesso discorso per le Università. In ogni regione una sede o più sedi universitarie con tante facoltà (con poche iscrizioni se non addirittura “deserte”). IL MONDO E’ CAMBIATO. MENO SEDI UNIVERSITARIE E PIU’ AIUTI AGLI STUDENTI FUORI SEDE MERITEVOLI.