Ma le condizioni dell’oggi e le prospettive future ci impongono di cambiare per non morire. Il Molise non potrà vivere solo di amor patrio, riti, cerimonie e richiami alla fierezza sannita. Si impongono scelte difficili per non crogiolarsi nell’orgoglio autonomistico nel mentre veniamo spogliati dei diritti fondamentali, delle conquiste sociali e del necessario per ritenersi un territorio civile e progredito. Da ieri sono andati in vigore i tagli al sistema del trasporto pubblico locale. Sono stati cancellati con un colpo di spugna un terzo dei collegamenti urbani e extra-urbani. In tre anni abbiamo perso 1.500 addetti nella scuola molisana e ne perderemo altre 298 unità dal prossimo anno scolastico. Gli Ospedali di Agnone, Larino e Venafro sono stati accorpati ad altre strutture. Il servizio di Pronto Soccorso mostra lacune evidenti a Isernia, dove il personale è in agitazione, a Campobasso e a Termoli.
Per una visita specialistica occorrono mesi, abbiamo le tasse più alte d’Italia e una sanità che è in coda alle classifiche nazionali. L’Assistenza Sociale è stata tagliata come sanno bene i disabili, gli anziani e i non autosufficienti. Persone con mali incurabili o sulle sedie a rotelle si vedono revocare le pensioni o l’accompagnamento perché in Italia non ci sono più soldi. In questo contesto come sarà il Molise tra dieci anni ? Con l’attuazione di tutti i provvedimenti sul Federalismo cosa accadrà concretamente nel vissuto quotidiano delle persone, di una famiglia, di un piccolo comune, di un anziano, uno studente, un pendolare, un malato o un giovane che chiede l’ADSL, una Borsa di Studio e un collegamento con i centri maggiori ? Compito di una classe dirigente avveduta è alzare lo sguardo sul futuro e preparare il territorio a vincere quelle sfide, e non di arroccarsi in riti ancestrali assistendo ad una lenta agonia che ci vede morire giorno per giorno e non andar al di là del lamento, della rivendicazione velleitaria o dello spot pubblicitario che nasconde il problema.
Michele Petraroia