ROMA _ L’Italia dei Valori torna a battersi in parlamento per i diritti dei lavoratori precari della scuola. Domani, nell’ambito del question-time alla Camera, l’on. Anita Di Giuseppe illustrerà un’interrogazione urgente al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca e al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali , affinchè prendano in considerazione la richiesta dell’IdV di rivedere subito i criteri della convenzione tra il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR), l’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) ed il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS), in modo da evitare che il personale della scuola venga discriminato e per consentire l’erogazione di un’adeguata indennità a lavoratori che hanno per anni messo la propria professionalità a disposizione del sistema di istruzione pubblico e che hanno visto un sensibile peggioramento delle proprie possibilità lavorative per effetto dei tagli all’istruzione attuati da questo governo.
Dal regime di tagli imposto alla scuola dall’applicazione della legge 133/2008 e dei decreti attuativi ad essa correlati, infatti, è conseguito che molti lavoratori del settore non avessero, nell’anno scolastico 2009-2010, le stesse possibilità di impiego dell’anno precedente. Inoltre, per effetto della suddetta convenzione con l’inps, sono stati emanati dal MIUR il D.M. n. 82 del 29 Settembre 2009 ed il D.M. n. 100 del 17 Dicembre 2009. Tali provvedimenti però, oltre ad essere estremamente dequalificanti per la professionalità del personale della scuola, non hanno niente di salvifico anzi, in alcuni casi si sono rivelati addirittura lesivi dei diritti previdenziali dei lavoratori. Infatti i giorni che l’INPS indennizza ai lavoratori che godono di una indennità di disoccupazione ordinaria sono 240 (360 per gli ultracinquantenni) su 365. Di tali sussidi avrebbero goduto anche i precari della scuola se il Ministro non avesse pensato a “salvarli”.
I precari del settore inclusi nel “salva precari” in questo modo si sono visti indennizzare, per effetto degli accordi con il Ministero, 240 giorni in un arco temporale molto più esteso dei 365 previsti dall’INPS che, ad oggi, è arrivato a superare ampiamente 460 giorni. Tutto questo perché il governo non è stato in grado di produrre un accordo con l’INPS volto a estendere i benefici economici di una indennità ordinaria anzi, ha messo l’Istituto nelle condizioni di non poter pagare neanche quella secondo le modalità comunemente previste.