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Antonio Federico e Patrizia Manzo
 L’investimento è di 23 milioni di euro ma il compost prodotto dalle manzette sarà trasferito in Puglia ed il foraggio per l’alimentazione dei capi arriverà sempre dalla Puglia.  

TERMOLI – “Chiediamo che il Governo regionale si esprima in maniera ufficiale sul progetto Gran Manze e faccia partecipi gli operatori del territorio ed i cittadini”. E’ quanto dichiarato ieri pomeriggio dai due consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Patrizia Manzo e Antonio Federico che, nel corso di una conferenza stampa a Termoli, hanno detto “no” all’impianto della Granarolo. I due esponenti del movimento politico hanno illustrato la risposta della Regione Molise, Assessorato regionale all’Agricoltura, ad una loro interrogazione a risposta scritta presentata lo scorso 20 giugno di cui hanno avuto riscontro solo lo scorso fine settimana dopo oltre 4 mesi di attesa.

Gli stessi hanno sottolineato come lo stesso assessorato abbia dato parere positivo al Ministero sull’investimento del colosso alimentare italiano in Molise. “Porteremo il tema in consiglio regionale – hanno dichiarato -. La nostra posizione è critica ma sulla base dei dati oggettivi di questo progetto non a prescindere“. Il “placet” è stato dato da due settori dell’Assessorato: imprese servizi e mercati e servizi, programmazione e ricerca. “Da subito sono emerse numerose criticità – hanno spiegato la Manzo e Federico -. La Granarolo ha partecipato ad un bando del Ministero che va a finanziere queste filiere di mercato sul territorio nazionale per cui si sta valutando la fattibilità di questo progetto. Il Ministero ha chiesto parere alla Regione Molise che ha dato esito positivo. Certo è che il senatore Ruta ci ha candidato per questo insediamento. Si tratta di 12 mila manzette che verranno tolte dalle regioni Lombardia, Emilia Romagna ma anche Puglia e Basilicata e trasferite nell’impianto da realizzare in basso Molise per poi tornare al nord per riprendere la fase produttiva.

Queste regioni stanno esternenalizzando la parte improduttiva dell’allevamento liberando i loro terreni da bestiame non produttivo che occupa spazio ed inquina a favore di capi produttivi. Speravamo che la filiera molisana riuscisse ad entrare nel segmento della produzione di latte. Quasi l’80 per cento dei latticini prodotti in regione avviene con latte importato ma queste manzette non saranno produttive sul territorio per cui svanisce questa possibilità. Per quanto riguarda l’alimentazione dei capi dovrebbe pervenire per oltre 75 per cento dalla Puglia, 18 per cento dalla Campania e solo il residuo dal Molise”.

Stesso discorso per l’altro grande aspetto dell’iniziativa: la gestione delle deiezioni. “Quello che è stato scelto di fare con il letame è il compost che sarà utilizzato per il 73 per cento in Puglia ed il 18 per cento in Molise. Anche questa parte della filiera verrà a mancare – hanno proseguito -. Inoltre questo letame non sarà adatto per la nostra agricoltura biologica per l’utilizzo di antibiotici sulle manze”. Il progetto preliminare “Gran Manze” comporterà un investimento di 23 milioni di euro. Di questa somma 1,5 milioni di euro è per l’acquisto di terreni da privati, oltre 4 milioni di euro saranno destinati per il movimento terra, oltre 1 milione di euro per la ricerca.

“Ci sono altri aspetti critici a nostro avviso – hanno dichiarato Patrizia Manzo ed Antonio Federico del Movimento 5 stelle -: l’approvvigionamento di acqua. Il consumo di ogni capo è 650metri cubi di acqua al giorno, dunque, un dato non da poco. Altro aspetto da considerare è il trasporto su gomma che non viene menzionato. Ci sarà un grosso movimento di mezzi sull’autostrada. Per quanto riguarda l’occupazione si prevede una volta che l’impianto sarà entrato a regime, quindi oltre i 4 anni, 50 occupati: 12 impiegati, 1 dirigente, 4 capo-reparto, 3 veterinari e 31 operai. Le cooperative che gestiranno l’impianto sono tre e tutte pugliesi. Quello che non ci è chiaro è perchè il senatore Ruta spinga verso questo progetto di cui parla come se fosse una sorta di “manna” per il Basso Molise quando in realtà presenta numerose criticità”.

Secondo i due consiglieri regionali: “42 caseifici molisani hanno 1.800 addetti mentre la Granarolo quì prenderà una cinquantina di persone, si capisce che i vantaggi per i molisani sono pochi a fronte degli svantaggi”. Per quanto riguarda la location non c’è ancora certezza. “Il progetto preliminare prevedeva Larino – hanno concluso – ma poi si sono orientati per San Martino verso il confine con la Puglia ed ora la zona di Chieuti. Non è ancora definito”.