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TERMOLI _ Il risultato ottenuto nelle consultazioni referendarie del 12 e 13 giugno, hanno messo in evidenza il forte senso civico e la voglia di partecipazione da parte dei cittadini. A Termoli il quorum è stato raggiunto con il 63%, l’intera provincia ha fatto registrare il 60% , superando quello della media nazionale del 57%, nonostante gli inviti a non andare a votare, espressi dai rappresentanti vicini al governo. Un risultato che non può non assumere una connotazione politica, anche alla luce dei dati delle scorse elezioni provinciali, che hanno messo in evidenza una crescente “disaffezione” dei cittadini rispetto alla politica, con un aumento della percentuale di astensionismo.

Si tratta di un chiaro messaggio all’intero mondo politico, sulla necessità di ripensare alle logiche partitiche sempre più distanti dalle esigenze e i bisogni dei cittadini. Credo che questi dati, oggi, impongano una riflessione da parte dei segretari dei partiti del centrosinistra rispetto alla politica condotta fino a questo momento, incapace di tradurre la politica fallimentare del centrodestra in scelte programmatiche alternative e sulla necessità di convergere verso una reale e concreta unità d’intenti. Un discorso valido anche per quelle associazioni e quei movimenti civici, cresciuti notevolmente negli ultimi tempi, anche a livello locale, che nonostante i propositi iniziali, nelle ultime consultazioni elettorali hanno creato momenti di divisione a discapito di una coalizione unita.

Ritengo sia venuto il momento anche per il centrosinistra molisano, di mettere da parte logiche e alleanze trasversali e di lavorare per un progetto politico comune e di condivisione, che coinvolga tutti i cittadini rendendoli partecipi delle scelte programmatiche. Mi auspico che le prossime consultazioni regionali, non si trasformino in un pretesto per proporre un cambiamento di facciata, ma che rappresentino l’occasione per un cambiamento reale, per costruire una coalizione unita che sia espressione di una politica propositiva, basata sul confronto e la partecipazione.

Francesco Caruso

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