La Regione Molise varò un Piano Pluriennale per la ripresa economico-sociale di tutto il suo territorio dopo il terremoto e l’alluvione (che seguì tre mesi dopo il sisma e che causò danni a tutto il territorio regionale).
Un Piano che aveva la dotazione di 500 milioni di Euro rinvenienti da fondi ordinari, lo ripeto, ordinari, della stessa Regione Molise, dello Stato centrale e dell’Unione Europea. Fondi che furono destinati, tutti, tramite bandi pubblici, ad iniziative ordinarie tese a sostenere lo sviluppo delle piccole e medie imprese, dell’agricoltura, del turismo e della cultura.
Una regione colpita dal terremoto e dall’alluvione doveva certo ricostruire gli immobili, ma doveva anche sostenere il suo sistema economico-sociale. La ricostruzione, dunque, ha utilizzato i fondi straordinari per il terremoto, mentre alla ripresa produttiva del Molise sono andati i fondi ordinari del Programma Pluriennale. Il tutto nella piena trasparenza e senza alcuna distorsione di fondi. Il terremoto poi non è stato “allargato” ma si è semplicemente riconosciuto il danno, verificato da tecnici comunali, della Regione Molise e della Protezione Civile Nazionale, in ciascun immobile in cui esso si è verificato. Questo anche al di fuori del cosiddetto “cratere sismico”. Un riconoscimento che vuol dire finanziare i danni subiti ed assicurare il diritto di ogni cittadino ad aver ricostruita o ristrutturata la propria abitazione se danneggiata dall’evento sismico.
Ad ogni comune, sia dell’area più colpita, che di quella meno, sono state date risorse in proporzione agli immobili lesionati. Questo senza sprechi o discrezionalità. Un’ultima precisazione: i danni causati al Molise dal terremoto del 31 ottobre 2002, così come certificato dalla Regione, dallo Stato centrale e dall’Unione Europea, ammontano a 3 miliardi 415 milioni di Euro, quelli del comune di San Giuliano di Puglia a 240 milioni di Euro. Ad oggi il Molise di questi importi complessivi ha avuto e speso 652 milioni di euro.
Presidente della Regione Molise