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Ecco perché non ha significato oggi l’adesione al Cosib, che, per sua natura, opera per sottrarre terreno fertile all’agricoltura. La situazione, per fortuna non compromessa, di Larino e di altri comuni del circondario, è una straordinaria opportunità per avviare un nuovo tipo di sviluppo che la crisi impone e per evitare i rischi che il territorio diventi la pattumiera dei rifiuti, materiali e ancor più, culturali Larino con il suo territorio e la ricerca perenne di una identità; l’area del cratere e lo stato di abbandono e di invecchiamento; i Comuni del Basso Molise, ancora caratterizzati da una forte ruralità, devono trovare il tempo e la voglia di fermarsi per fare una riflessione sul proprio futuro. E’ la crisi che, oggi, con la fine degli assistenzialismi e degli sprechi, lo impone insieme al bisogno di trovare nelle risorse che uno ha, la possibilità di investire, per assicurare alle nuove generazioni un futuro fatto di certezze e non di promesse e illusioni. In questo senso la risposta di pensare ad un Distretto Agroalimentare, data dai giovani di Larinascita all’invito che Larino viva ha rivolto alle associazioni ed alle forze politiche di centro sinistra, di un impegno per ragionare insieme e trovare soluzioni alternative alla scelta dell’amministrazione Giardino di adesione al Cosib, ha trovato una pronta adesione.

Essa va al di là delle iniziative da prendere per evitare i rischi che comporta la decisione presa da Giardino e dalla sua amministrazione, con una adesione, come si sa, frettolosa, per niente riflettuta, imposta dalla “filiera” amministrativa e politica, più volte pubblicizzata. Una adesione che contrasta con gli annunci di risoluzione dell’annosa vicenda Pip, anzi, puzza lontano un miglio la voglia di coinvolgere la nostra città sul percorso di uno sviluppo che, qui nel Molise, come altrove, in Italia e nel mondo, sta preoccupando proprio perché ha fallito e non si trova, per una carenza di programmazione e di progettualità, una soluzione. L’unica possibile, di certo, è l’agricoltura, il settore primario per lungo tempo messo da parte dalla cultura, dalla politica e dello stesso immaginario collettivo. Dopo aver predicato per anni la sua centralità e la sua attualità, oggi è la crisi che rivaluta l’agricoltura e che porta a darci ragione e a dar ragione ai giovani de larinascita che, con l’idea del Distretto Agroalimentare, fanno capire che stanno pensando seriamente al rilancio della nostra città e del suo territorio. Questa proposta di Larinascita e la iniziativa di Larino viva, rappresentano il fatto nuovo che tocca in profondità la politica larinese, per lungo tempo appiattita intorno a personaggi ed a prassi che hanno dato solo spazio a parassiti del consociativismo, il male endemico di questa città.

Una novità che dev’essere portata all’attenzione dei larinesi, soprattutto dei giovani, per dare spazio a confronti ed approfondimenti, iniziative tese a coinvolgere e a rendere protagonisti quanti hanno bisogno di aria nuova e vogliono costruire il proprio futuro, sapendo che la eredità che stanno lasciando le precedenti generazioni è un pacchetto di debiti e di disastri. Ma se l’obiettivo è quello di costruire nuovi percorsi, bisogna avere la consapevolezza che il vecchio opporrà una resistenza feroce perché il nuovo venga bloccato e si trasformi in un fuoco di paglia. Lo farà usando tutti i mezzi possibili a sua disposizione, soprattutto la controinformazione, il ricatto e la bugia, in modo da screditare da subito le due associazioni che si son fatte carico della iniziativa e le altre che vorranno far propria la proposta dell’agroalimentare e della salvaguardia e tutela del territorio, insieme ai partiti del centro sinistra che, sere fa, hanno partecipato al’incontro promosso da Larino viva. Ci hanno provato con Larino viva in tutte le maniere e non ce l’hanno fatto per la semplice ragione che Larino viva non ha navigato a vista, ma con in mano la bussola della riflessione e della proposta. In pratica l’impostazione di una strategia che, alla lunga, le ha dato ragione. Ma ciò non basta. Per ribaltare un tipo di sviluppo e rendere accettabile un altro tipo al suo posto, c’è bisogno del coinvolgimento delle istituzioni e delle forze sociali, dei cittadini degli altri comuni, cioè della costruzione di una rete che faccia sua e renda produttiva la scelta di ripartire da dove ci siamo fermati per dare senso al discorso e alla nostra identità.

Pasquale Di Lena
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