TERMOLI – La giornata si era presentata incerta. Nel primo pomeriggio un acquazzone aveva fatto capire che la manifestazione sarebbe dovuta essere rimandata. Solo Peppino Marinucci di’ Cellitte era ottimista: “Fra un paio d’ore sarà tutto finito. Tirate fuori le sedie!”. Aveva detto, con la certezza di chi è in diretto contatto con… S. Basso. Alle sei era tutto finito. Il sole stava tramontando quando, a Marina di S. Pietro, si allestì la platea per il pubblico e il partèrre per i conferenzieri. Il prof. Mauro Di Giandomenico dell’Università di Bari, presidente del Corso di Laurea in Beni enogastronomici, il dott. Elio D’Ascenzo Delegato onorario dall’Accademia Italiana della Cucina e l’editore Vincenzo Manocchio di Campobasso presero posto dietro al tavolo d’onore insieme a Stefano Leone che presentava la serata. Il cantore in vernacolo, Palladino era già pronto con la sua chitarra e accennava le prime note di una canzone in vernacolo termolese.

Mentre gli oratori si accingevano a spiegare le qualità culinarie espresse nel libro, la platea si riempiva di persone e personaggi molto interessati. L’autore, infine spiegava il significato del suo lavoro: “…un documento storico dell’identità della nostra regione”, soffermandosi, in particolar modo, sul Brodetto di pesce ‘U Vredètte (in termolese), che si distingue da quello vastese e da quello di S. Benedetto del Tronto, dove si aggiungono anche dei crostini di pane. Nel libro – che sotto certi aspetti potrebbe addirittura diventare un trattato per quanto riguarda le principali usanze del modo di cucinare termolese – ricorrono molto spesso le parole “un pizzico” , “due dita di…”, che danno allo scritto un sapore, e la preziosità di una sana e preziosa cucina casalinga.

I piatti vanno dai FUSILLI AL SUGO DI PESCATRICE, ALLE LINGUINE CON LE ANGUILLE, AGLI SPAGHETTI CON LE PELOSE, AI QUADRUCCI AL BRODO DI CECARE, DAL PESCE FUJUTE ALLE SEPPIE CON CASE E OVE…ecc… Ogni ricetta è munita del tipo d’ingredienti, della preparazione, dei consigli utili affinché i piatti siano più appetitosi. Per ogni ricetta, D’ambrosio fornisce anche alcuni segreti per garantire la buona riuscita. Infine, mette al corrente il lettore delle varie tradizioni che si tramandano da un paese all’altro del Molise: una serie di piccoli ma importanti particolari della cucina che solo un esperto cuoco può sapere e suggerire, avendoli sperimentati personalmente .

E in questo senso diventa “maestro” di una cucina molto originale ed interessante. Alcuni piatti come il su citato Vredétte, sono accompagnati da poesie in vernacolo termolese di Raffaello D’Andrea. Il libro è inoltre illustrato da una bellissima e preziosa documentazione fotografica a colori eseguita da Stefano Leone e in bianco-nero della Termoli “di una volta” mai pubblicate, fornite da persone e amatori fotografici: il mercato, il Paese Vecchio, le spiaggette di una volta, le paranze e i trabbucchi, che sono stati i primi strumenti per la pesca. La serata si è conclusa con una serie d’interventi degli stessi spettatori presenti: qualcuno ha recitato, altri sono intervenuti con le proprie impressioni… Il chitarrista Enzo Palladino ha prestato la sua voce ad una canzone dedicata a S. Basso e ad una sua composizione. Assenti alla serata l’Amministrazione comunale che pure era stata caldamente invitata. Del Figlio di…IORIO, nessuna traccia…

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