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CAMPOBASSO _ Ha senso discutere di sanità in Consiglio comunale se il Consiglio dei Ministri ha esautorato addirittura la Regione del suo potere di programmazione sanitaria nominando un commissario ad acta che decide con provvedimenti monocratici? A nostro avviso, ha senso. A condizione che la discussione non si trasformi in una rissa dove contrapposte fazioni politiche si rinfacciano responsabilità e si scambiano ferocemente accuse reciproche. Di questo genere di dibattito non sente il bisogno proprio nessuno. Men che meno i cittadini, a cui interessa sapere se c’è qualcuno interessato a salvaguardare il loro diritto alla salute, e non certo affascinati dai toni urlati della più inutile e sterile polemica politica. Al contrario, l’occasione di un confronto politico nell’assise comunale del capoluogo può rappresentare un momento importante per esprimere, con una sola voce, l’esigenza della Città di Campobasso di essere considerata, dal Presidente della Regione – commissario, un interlocutore istituzionale e politico nel procedimento di riorganizzazione del sistema sanitario regionale. Non è una questione di campanile, né la rivendicazione di un ruolo che esorbita dalle prerogative istituzionali del comune.

Si tratta di svolgere una funzione di raccordo politico e sociale tra le istanze dei cittadini, quelle dei pazienti, quelle delle famiglie dei pazienti, e quelle delle strutture ospedaliere e sanitarie che insistono sul territorio di Campobasso, per trovare un punto di equilibrio tra le ragioni di stabilità economica, la necessità di riorganizzare il sistema sanitario e la garanzia della tutela del diritto alla salute. Chi, se non il Sindaco di Campobasso, può e deve svolgere questa funzione di garanzia dei campobassani? In questo senso, il solo fatto che il Presidente della Regione Iorio non abbia neppure avvertito la sensibilità di coinvolgere ed ascoltare il Sindaco del capoluogo sulle misure di razionalizzazione dei presidi campobassani denota la scarsa considerazione che ha di Di Bartolomeo, il quale di fronte a questo tema ha scelto irresponsabilmente la strada pilatesca della latitanza, quando invece ci sarebbe stato bisogno di un Sindaco forte, autonomo, deciso e determinato a rivendicare il ruolo di città capoluogo e a difendere il diritto alla salute dei suoi cittadini. E’ al corrente Di Bartolomeo che il Cardarelli non è più e non sarà più l’Ospedale regionale? E’ al corrente che il budget della Cattolica è stato drasticamente ridotto, al di fuori di qualsiasi logica di programmazione, al punto da mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza dell’istituto?

E’ al corrente che l’accorpamento del Cardarelli con il Vietri di Larino e la decisione di non procedere alla nomina dei primari di numerose unità operative rimaste vacanti è funzionale al disegno organizzativo della facoltà di medicina? Non esprimiamo, in questa sede, un giudizio di merito sulle scelte commissariali, anche perché serve a poco commentare provvedimenti già vigenti adottati senza alcuna previa informativa, ma il Sindaco avrebbe dovuto pretendere di essere informato e coinvolto dal Presidente della Regione, proprio in ossequio a quella “filiera istituzionale” dei cui benefici nessuno si è ancora accorto. Siamo rammaricati che per l’ennesima volta Di Bartolomeo dimostra che la promessa “Campobasso tornerà ad essere un grande capoluogo di regione” era ed è solo uno slogan elettorale valido per la campagna elettorale. Il ruolo e l’autorevolezza si conquistano sul campo. Campobasso ha il diritto di avere un sindaco che oltre a partecipare ai concerti dei Misteri e alle feste della squadra di calcio sia presente anche quando in gioco c’è la tutela del diritto alla salute dei suoi cittadini.

Michele Durante Michele Coralbo Massimo Romano