Mi rendo conto di essere debitrice di riconoscenza verso il presidente dell’Idv per la grande chance delle europee 2009, ma credo di poter anche dire che se ho raggiunto un traguardo tanto ragguardevole (quasi diciottomila preferenze) senza il sostegno in campo del partito, questo risultato si può definire almeno in parte un risultato personale: sono riconoscente a chi mi ha dato la possibilità di essere conosciuta, ma credo di aver lavorato altrettanto seriamente. Infine, quanto all’addebito di avere io “abbandonato la causa”, mi piace precisare che semmai sono rimasta coerente con i valori di quel progetto, e li ho perseguiti anche quando le scelte politiche locali li hanno clamorosamente sconfessati.
Insieme a quasi quaranta persone, tra dirigenza, iscritti e rappresentanti istituzionali di Idv, a novembre ci sentimmo improvvisamente a disagio in un partito che fino ad allora aveva denunciato e rinunciato a praticare la vecchia politica delle tessere e degli equilibrismi, ed ora ne imitava logiche e pratiche: una mutazione che ci sembrò ingiustificabile davanti ai nostri elettori.
A distanza meno di un anno, se Di Pietro dice di essere stato deluso dall’esperienza in Provincia, di cui ha imbarcato significativi esponenti pur a costo di una pesante emorragia nel partito, significa che forse avevo ragione, nel ritenere quelle scelte poco ponderate. Quel che resta oggi dell’Idv, all’esito delle pesanti lotte fraticide interne, non mi sembra più coerente con il progetto iniziale, di quanto io e molti degli attuali esponenti di Costruire Democrazia avremmo voluto difendere e rafforzare a suo tempo con scelte strategicamente diverse. Il futuro della politica molisana non può che ripartire dalla ricognizione di queste scelte e dalla obiettiva valutazione dei fatti, oltre che delle persone.