Il consiglio comunale monotematico di questa seraTERMOLI – Il caso legato alla possibilità di trivellazioni nel mare Adriatico torna a far parlare di sé. L’argomento, ampiamente affrontato durante il consiglio monotematico, ha visto un compatto NO da tutti gli schieramenti politici di Palazzo Sant’Antonio. Dopo un riunione dei capigruppo per l’approvazione di un ordine del giorno congiunto, l’esponente del Movimento 5 Stelle e primo firmatario della richiesta per l’indizione del Consiglio, Nicola Di Michele ha sottolineato la sua contrarierà alle trivellazioni: “Il danno ambientale che si creerebbe è di dimensioni catastrofiche. Non possiamo permettere che il nostro mare venga distrutto. L’Adriatico è un mare chiuso che offre una qualità di petrolio scarsa e laddove dovesse verificarsi un incendio, i danni si protrarrebbero per anni. Senza considerare il rischio per la fauna e flora marittima: ne sono esempi i capodogli spiaggiati, alcuni dei quali morti, sulla costa abruzzese. Si dice che non sono previsti scoppi od incendi, ma ne basterebbe uno per distruggere l’intero ecosistema, in un’Italia dove il rischio idrogeologico è altissimo”.

Il Decreto Sblocca Italia, varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso ed attualmente in discussione, mette dunque a rischio la salubrità delle nostre acque, ma non solo: l’articolo 38 rivela un apparente conflitto con l’articolo 117 della Costituzione in materia di legiferazione statale e regionale. “Il problema è di natura giuridica – spiega l’avvocato Marone – L’articolo 38 del Decreto Sblocca Italia rivela un apparente conflitto di attribuzioni in materia di competenze Stato-Regioni, prevedendo l’attribuzione e la distribuzione della materia energetica in capo allo Stato. Inoltre c’è un percorso di autorizzazioni particolarmente accelerato, si parla di 180 giorni, che risulta accentrato a livello statale, escludendo di fatto la competenza regionale e degli altri enti locali e prevedendo una semplice intesa con le Regioni. Tutto ciò cozza con l’articolo 117 della Costituzione che sancisce la competenza delle Regioni in alcune materie, fra cui quella energetica in cui rientra il caso delle trivellazioni. La manovra del Governo, laddove fosse attuato il decreto, farebbe perdere alle Regioni il potere di cui, fino ad oggi, erano insignite dalla Costituzione.”

La possibilità che si istituiscano altri pozzi petroliferi tra Vasto e Campomarino, ivi compresa Termoli, è altissimo: oltre alla piattaforma Rospo Mare, ubicata a circa 12 miglia dalla costa, dovrebbero aggiungersi altri impianti. Una possibile soluzione sarebbe la creazione di un Parco Marino protetto, ipotesi supportata dal consigliere Sciandra: “L’unica possibilità per evitare le trivellazioni è quella di agganciarci a progetti già esistenti e creare un Parco Marino. Realtà simili sono presenti in Abruzzo dove è stato istituito il Parco Costa Teatina ed in Puglia con il Parco delle Isole Tremiti. In questo modo bloccheremmo qualsiasi azione”.

“È finito il tempo della moderazione – aggiunge Marinucci Dobbiamo salvaguardare il nostro territorio dal decreto Sblocca Italia che rappresenta un vero e proprio assalto finale in una terra, come l’Italia, che vive di turismo. Contrastare questo decreto è un impegno per preservare la bellezza del nostro Paese, troppo spesso minacciata dagli interessi di pochi petrolieri, cementificatori ed affaristi dei rifiuti e delle bonifiche”.

La colpa, stando alle parole del consigliere Roberti, è “del dio denaro che ormai governa il mondo. Il Molise ha già dato, è il momento di dire basta. La politica deve tornare ad essere il fulcro fondamentale in difesa dell’ambiente”.

Durante il consiglio, aperto al pubblico, nessuno dei presenti tra il pubblico ha potuto prendere la parola, creando non poche lamentele: “Non capisco per quale motivo abbiano aperto le porte al pubblico e poi non ci fanno parlare”, asseriscono alcuni cittadini.

Presente anche Marcella Stumpo della Fondazione Lorenzo Milani, contraria alle trivellazioni, di cui vi riportiamo il video dell’intervista. È il caso di dire che, ancora una volta, il pericolo viene dal mare.

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