LARINO – Non è facile disquisire dei mitici ungulati, in questo periodo così difficile in cui i problemi davvero seri e prioritari mettono in difficoltà centinaia di esseri umani molisani costretti a vivere e subire le conseguenze di “strategie politiche” che hanno portato disoccupazione, mala sanità, corruzione, privilegi e diseguaglianze di tutti i tipi. Il trovare spesso tra la cronaca dei mass media, il re incontrastato dei nostri boschi, protagonista di problematiche “fantozziane”, ci deve far riflettere sulla triste e misera realtà di una classe politica “impegnata con serietà”, in provvedimenti che hanno prolungato la caccia al fine di sopprimere esseri viventi con metodi a dir poco, discutibili, in un perpetrarsi di stragi e ripopolamenti infinito. Una classe politica rinselvatichita che, con un sol “colpo”, pensa di risolvere, il problema del sovraffollamento, accontentando la lobby dei cacciatori e quella dei coltivatori, dimostra, con le dovute eccezioni, visioni distorte delle reali difficoltà, priorità e potenzialità territoriali e del possibile futuro sviluppo della nostra regione. Una politica che sceglie, con barbara disinvoltura, come linea ideologica, metodi che prevedono, tout court, la negazione del diritto alla vita, qualsiasi essa sia è un politica che ci turba.

Le nostre paure e i nostri timori, ma anche le nostre certezze, sono che, lo stesso metodo sbrigativo e opportunista, usato per il mondo animale, è sistematicamente usato per la specie umana, con la negazione del vitale diritto al lavoro, alla sanità, alla cultura, all’istruzione, all’accoglienza, affrontate con decisioni, che spesso prevedono il rifiuto del diritto alla vita. Probabilmente, in una macroregione, sarà possibile trovare classi dirigenti che non si occupano del come eliminare i cinghiali, ma sappiano utilizzare il loro tempo e le loro competenze, a pianificare le poche risorse, nei risultati positivi che deriverebbero dalla valorizzazione della “vita dei cinghiali”, dal rispetto e salvaguardia della nostra natura, dallo sviluppo delle attività produttive tipiche, dall’eccellenza sanitaria, delle potenzialità della nostra agricoltura e della nostra cultura.

Pensiamo che la politica illuminata, quella del cambiamento, debba occuparsi di sostenere comunque e sempre logiche di salvaguardia e protezione della vita, nelle sue varie forme, anche quella dei cinghiali. Pensiamo che i cinghiali non debbano essere uccisi ma catturati, che gli agricoltori non debbano essere ignorati ma dai cacciatori risarciti, che gli ospedali non debbano essere chiusi, ma super specializzati e che i beni culturali regionali non vengano ignorati, ma valorizzati. Pensiamo ad un’altra classe politica, ad un altro Molise, ed ai miei allievi che hanno visto su un quotidiano regionale, in virile posa, un mio collega “educatore”, accanto ad un magnifico esemplare abbattuto, dirò che lui appartiene ad un’altra istituzione, ad un’altra educazione, ad un’altra Scuola, invitandoli a riflettere sulla: “ Storia di politici e cinghiali e di esseri umani sempre più cinghiali”.

prof. Elvio Petrecca

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