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Il Vietri di Larino
LARINO _ Si racconta che l’altro giorno, in quarta commissione, Iorio abbia detto che le scelte fatte con la delibera 1261 (un numero che resterà nella mente dei larinesi e dei venafrani che avevano ed hanno la libertà di dire a Iorio che la colpa è solo sua del fallimento della sanità molisana), non si toccano.

Ha fatto cadere il silenzio sui poveri consiglieri componenti della commissione che si erano preparati a sferrargli un attacco (!). “Se siete venuti prevenuti – ha precisato – è ben che sappiate che io mi alzo

 e me ne vado”. Un altro strato, ancora più spesso, di silenzio su una commissione dove il solito pensante che voleva fare la sceneggiata è stato isolato. E così la commissione è stata aggiornata per prendere tempo con nuove audizioni che non porteranno a niente, se non a stancare la gente ed a innestare nuove dosi di demagogia, come nel caso di Cotugno a Venafro che, messo alle strette dal comitato, si è scagliato contro la sanità privata che, da quelle parti, vuol dire la famiglia sua e dei suoi cognati.

Intanto a Larino, causa neve, non si è tenuto l’incontro per l’insediamento del comitato tecnico,  concordato a conclusione della seduta monotematica del consiglio comunale. Mentre Giardino rinvia l’incontro, il Comitato pro ospedale continua a prendere iniziative autonome, quasi a voler fare intendere che delle conclusioni di quella seduta non c’è grande convinzione.  Solo riserve, che non si possono pensare sciolte nel momento in cui ci sono persone che credono di risolvere la questione ospedale, insultando Pasquale Di Lena o incolpando l’opposizione che, vale la pena ripetere, ha avuto il merito, non la colpa, di aver avanzato una proposta, fino ad ora l’unica, che si preoccupa della situazione e cerca di trovare una soluzione.

Una proposta avanzata da mesi, con il principale intento di aprire una discussione sulla situazione drammatica della sanità molisana, a causa di politiche che, sotto la gestione Iorio, hanno portato ad accentuare i mali antichi e ad aggravare l’indebitamento fino all’impossibile, visto che ogni anno il debito ha raggiunto la quota dei centomilioni di euro (duecento miliardi di vecchie lire) che solo un artista grande dello spreco, qual è Iorio, poteva fare. In pratica, entrare nel merito di che cosa si può fare, sapendo che chi ha combinato guai non ha la serenità e la lucidità mentale di capire come risolvere un problema enorme, qual è quello della sanità.

Continuare ad evitare di  entrare nel merito del problema vuol dire non risolvere il problema, ma aggravarlo. Basta seguire i fatti, come si sono sviluppati nel tempo e come si vanno sviluppando in questi giorni, per avere ben chiara la situazione. Se Iorio e il suo governo regionale, la politica, soprattutto l’opposizione (non basta il solo Petraroia), non affrontano questo problema prendendo il toro per le corna, tutto ciò che è già sul precipizio rischia di precipitare, senza la possibilità di tornare indietro. È  questa la situazione e, purtroppo, non ce n’è un’altra migliore. C’è chi si ostina a fare appelli accorati e chi crede che la questione dell’ospedale di Larino sia nel fatto che è stato trasferito il reparto materno infantile. Dispiace che questo sia successo e fa rabbia sentire gridare chi se ne è accorto solo ieri di questa vicenda, ma, oggi, il problema non è della stanza svuotata, ma del palazzo che rischia di crollare se non si prendono provvedimenti di tamponamento, subito, e, poi, di programmazione, per renderlo ancora più stabile nel futuro.

Della necessità di una nuova sanità nel Molise; della ricerca di nuove forme di gestione, in particolare pubblico-private; delle possibilità offerte dal terzo settore, delle necessità di partire dalla realtà per poter proiettare la stessa nel futuro, non se ne è sentito parlare, neanche un accenno, ed è ciò che deve maggiormente preoccupare. Oggi, ora!, bisogna fare propria la regola: riuscire a trasformare le sventure in opportunità; le sfortune in fortune. È il solo modo per non cadere in depressione, registrare la paralisi e vedere intorno a sé lo sfascio, il crollo.

È il solo modo per liberarsi dei parassiti e ridare a Larino, ed al suo ospedale, un futuro, ed al Molise lo stimolo per rivedere quel modello di sviluppo che ha portato alla situazione attuale, con la esclusione di Larino e del suo circondario e lo spopolamento della quasi totalità dei comuni, ad eccezione di Termoli, Campobasso, Isernia e pochi altri. Ciò che vuol dire (stiamo solo cominciando a percepire l’inizio del processo), la fine del Molise, oltre che della sanità e degli ospedali. 

 

                                                                                                                                  Redazione Larino Viva 

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