Metere Termoli
Saverio Metere

Una carrelata tra ricordi e riti termolesi.

TERMOLI – Negli ultimi tempi, con l’avvento di facebook, si vedono vecchie foto della Termoli di “altri tempi”. Ciò che ha suscitato il mio interesse e mi ha spinto a scrivere questo articolo sono quelle del paese fotografato con le due vie principali parallele: il Corso Nazionale e Via Fratelli Brigida. Sullo sfondo il Paese Vecchio e il Castello Svevo. Ho commentato: “Sembra un qualsiasi paese di una sonnacchiosa provincia, se nello sfondo non ci fosse il Borgo Vecchio che lo identifica”. Un amico mi ha risposto: “Ma tu che ricordi piacevoli hai del nostro paese?  Come vorresti che fosse oggi?”.

La risposta sarebbe troppo lunga e gli ho suggerito la lettura dei miei numerosi articoli su Termoli.

Perché questa premessa!? C’è una “nostalgia” nel ricercare e, a volte, voler “ricreare” le cose, gli ambienti, le immagini, i riti che ci hanno accompagnato durante la nostra esistenza. Ci affezioniamo ad essi perché ci ricordano momenti della gioventù, della fanciullezza. Della nostra infanzia, a volte. Gioie e dolori di un tempo che fu. C’è chi dice ancora che al tempo del fascismo i treni arrivavano in orario e rimpiangevano le vecchie parate dei balilla. C’è chi, più politicizzato, rimpiange le parate che si facevano in quel periodo. 

Ma ci sono ricordi ancora più pregnanti per la loro semplicità. Si aspettavano, ad esempio  i cinque giorni delle feste di S. Basso per veder correre il giorno 5 agosto la squadra dei ciclisti di Battista che facevano i loro 10 giri lungo le vie del paese; assistevamo incuriositi al Palo della cuccagna posto tra il Panfilo ed il Medusa (tutti assiepati in costume da bagno sulla rena del mare, col naso all’insù e gli occhi verso la fine del palo dove era attaccato il fatidico prosciutto crudo); ci piaceva aspettare con ansia la Sagra del Pesce a fine agosto per veder montate le grosse padelle, “’i sartagne”, che dovevano friggere il pesce. 

E i ricordi, spesso diventavano rimpianti… Come la demolizione della scaletta a sbalzo sul muraglione in corrispondenza del largo del convento delle monache, sostituita dalla efficiente scala a chiocciola che consente di scendere alla Marina di S. Pietro. Era qui che, in uno specchio d’acqua, Antonio Casolino, chiamato affettuosamente‘u Carvenáre oggi pluricampione mondiale in ogni tipo di gara di nuoto –  impartiva “gratuitamente” lezioni di nuoto a quanti volevano prenderne; era sempre qui che si disputavano le prime partite e tornei di pallanuoto tra nuotatori improvvisati, che poi sono diventati anche campioni di nuoto.

E che dire dell’uso dei “mosconi”, gli attuali “pattini”. Ne era piena la spiaggia e ne erano dotati tutti gli stabilimenti! Oggi, se li vuoi usare, devi fare la… domanda in carta da bollo, con il pericolo che la guardia di finanza ti aspetti al largo per il controllo… A noi ce li dava l’amico Ninni’ Sciarretta che l’aveva in dotazione nell’area dove oggi c’è il Delfino

In quell’area ci era consentito, verso l’imbrunire, fare delle “partitelle a pallone”. Le porte erano delimitate dagli zoccoli o gli indumenti dei giocatori… Vi si svolgevano veri incontri entusiasmanti, ad altissimo livello, meglio che allo che stadio. I giocatori, amici tra loro, erano studenti e anche affermati professionisti, si distinguevano: i fratelli Giovannino e Edoardo Sassi, Ninni’ Sciarretta “Bucurù”, Vincenzo Di Biase, Giovanni Pellegrino, Salvatore Di Tommaso ecc… Qualche volta c’erano anche i fratelli Germinario dei quali Luciano, detto Cianille andrà a Napoli e giocherà con la seconda squadra, la “De Martino”. E, spesso, c’era anche il grande Tony Buccione, giocatore del Bari allora in serie A, che debutterà anche in Nazionale. Il bagno finale concludeva la serata …sportiva. E si poteva giocare anche a tamburelli, sulla riva del mare o dietro le cabine di legno.

Questi e altri ricordi riaffiorano alla mente nel rivedere le foto ingiallite di quelle due vie parallele che costituivano e costituiscono, ancora oggi, il cuore del paese. Le lunghe passeggiate avanti e indietro, mentre nelle calde serate estive, in Piazza Monumento, si sentivano le voci degli attori dei film che si proiettavano al Cinema all’aperto Arena Lucciole; e ancora, le dieci “vasche” serali prima di rientrare a casa per la cena. E, come in un film di Fellini, si facevano i discorsi, i progetti, di una vita da vivere, per i più, lontana dal paese, alla ricerca di un lavoro dignitoso e soddisfacente.

Per alcuni, la vita cominciava e finiva, lungo quelle due vie parallele che conducevano al mare e come due rette parallele sembravano proprio condurre all’infinito, verso mete lontane da quel paese sonnacchioso, privo di prospettive interessanti. Quella era Termoli, allora!

Da un punto di vista urbano era stato tentato un timido prolungamento verso la sinistra del piano di S. Antonio, per collegarlo alla Via Colombo e quindi al mare. Senza successo! Ancora oggi, sopra quel pontile, non ci passa nessuno e la spiaggia rimane sempre lontana dalla movida del Corso. Per un periodo, verso gli anni ’60 gli stabilimenti balneari tentarono di fare anche delle serate danzanti. Durò poco! Di recente un intervento serio è stato fatto dalla precedente Amministrazione che aveva approvato un progetto per la riqualificazione a spese della Regione, di tutto il costone con una terrazza sul mare, un parcheggio e altro.  Non se ne fece più niente.

E così, questo paese, con tutte le sue potenzialità: un porto che è collegato oltre che con le Isole Tremiti, anche con la Iugoslavia e la Grecia, una rete autostradale che lo collega con il resto dell’Italia oltre che con l’interno della Regione comprese le due provincie Campobasso e Isernia, una rete ferroviaria sulla quale transitano i treni che provengono sia  dal nord che dal sud collegandolo anche l’interno del Molise; un litorale che racchiude oltre venti chilometri di spiagge meravigliose, rimane da anni fermo ai blocchi di partenza a causa di Amministrazioni che litigano e non riescono a…“schiodarsi” da una politica legata al contingente che non riguarda certamente quello dei termolesi.

Peccato! Peccato! Peccato! 

Questi sono i “ricordi che ho di Termoli che fanno veramente male al cuore”.

Saverio Metere

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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.