Una famiglia termolese monoreddito con tre figli, dai 15 ai 23 anni, di cui uno all’università, affitto, spesa e bollette da pagare, con 1.200,00 euro di retribuzione mensile… quando la cassaintegrazione non ci mette lo zampino. Un’unica domanda, poiché il resto è venuto fuori da se: “come arrivate a fine mese?”
 
La risposta ricevuta è spontanea, e molto alla Totò “C’arrangiamo!”

Nella mia vita ci sono sempre stati alti e bassi – inizia a raccontare il capofamiglia, una donna residente in città – ma si è sempre cercato di andare avanti. I miei figli li ho abituati a non chiedere, perchè se una cosa non gliela compro è perchè non posso, non perchè non voglio, ma non per questo gli è mancato niente. Si cerca di risparmiare il più possibile su tutto. Non abbiamo la macchina. Per il mangiare non esiste il superfluo: merendine, Nutella, patatine, succhi di frutta e coca-cola sono beni di lusso da comprare in occasioni veramente speciali.
Per il vestiario compriamo nel momento del bisogno. Fortunatamente rientriamo nel rimborso libri e per quanto riguarda l’università, con il reddito basso ed i punti di credito
, mio figlio riesce ad andare avanti con gli studi, mentre per il resto si aiuta con dei lavoretti saltuari. Pizza, cene e viaggi sono banditi a meno ché riescono a mettersi i soldi da parte con i loro lavoretti. Ogni tanto ci concediamo qualche buon libro (edizione economica!). Non per questo la nostra vita è piatta e misera.

Siamo sereni, forse più di qualche famiglia che ha di più, e siamo orgogliosi che ogni mese possiamo dire: “Anche stavolta ce l’abbiamo fatta!”.

Questo è lo sfogo di una mammacapofamiglia, di come riesce ad affrontare questo periodo difficile per tutti, di come è riuscita a ridurre all’essenziale le spese quotidiane e di come la voglia di andare avanti prevale su di ogni altra cosa. La sua è una delle numerose famiglie che si sono trovate costrette a mettere in pratica “l’Arte dell’arrangiarsi” tipico Italiano, e che ogni volta a fine mese (chi riesce) tira un sospiro di sollievo.

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