TrivelleZeroComuneTERMOLI – Il Coordinamento Trivelle Zero Molise esprime forte delusione e preoccupazione per la sentenza del Consiglio di Stato. Parliamo infatti del rigetto del ricorso di Abruzzo e Puglia contro le due istanze di prospezione presentate il 26 gennaio 2011 per altrettante aree dell’Adriatico, la d1 BP SP (per 13.700 chilometri quadrati, da Rimini a Termoli) e la d1 FP SP (per 16.210 chilometri quadrati, da Rodi Garganico a  Santa Cesarea Terme). 
In pratica, da oggi  una buona parte dell’Adriatico potrà essere oggetto di attività di ricerca, soprattutto mediante i famigerati airgun, i cannoni ad aria compressa i cui pericolosissimi effetti sull’ecosistema marino sono ormai confermati in pieno dagli studi scientifici in tutto il mondo.

È appena il caso di ricordare, a questo proposito, la dimostrata interazione delle indagini sismiche con la pesca, con diminuzione del pescato fino al 50% intorno ad una sorgente sonora che utilizza airgun, ed evidenti impatti economici sulle realtà territoriali direttamente  interessate e limitrofe (Fonti: ICES, International Council for the Exploration of the Sea, organismo internazionale con sede in Danimarca, che si occupa di questioni legate alla vita marina. Canadian Journal of Fisheries and Aquatic Sciences).
Questa decisione, che giunge quanto mai inattesa e inappropriata in un momento di grande incertezza politica, legata alle difficoltà di formare un governo stabile, non può che aprire scenari  estremamente negativi per quanti, come noi, si battono da anni per un totale cambio di passo nelle scelte di politica energetica e per il diritto di scegliere il futuro del proprio territorio da parte di chi lo abita.
La sconfitta delle amministrazioni locali, che si erano opposte allo scempio del loro mare e del loro suolo  (perchè bisogna essere consapevoli del fatto che le richieste di prospezione in mare sono spesso accompagnate da analoghe istanze su terra, come nel caso del Molise), appare purtroppo come un ulteriore segnale di crisi della democrazia, e della volontà di proseguire sulla strada dell’utilizzo delle fonti fossili che già tanti disastri hanno provocato all’ambiente e alla salute dei cittadini, senza peraltro apportare alcun beneficio in termini di occupazione.
A questo proposito, vogliamo ricordare come  il Molise non abbia partecipato alla lotta di Abruzzo e Puglia contro la Spectrum Geo, la società inglese che ha promosso le istanze di prospezione nell’Adriatico;  il silenzio dalle nostre parti è stato assordante, quasi si trattasse di una cosa da poco e il nostro mare fosse magicamente esentato dai rischi di una simile operazione E come se non ci fosse stata sul territorio alcuna attività civica di informazione e coinvolgimento.
Il nodo centrale della vicenda resta, come sempre, unicamente politico: si tratta di scegliere se continuare a lasciare i petrolieri, le loro multinazionali e i loro enormi profitti padroni assoluti del campo o se avere il coraggio di invertire questa rotta demenziale, cambiando radicalmente le politiche energetiche italiane ed europee.
 In una parola, la scelta è tra la ricchezza di pochi, costruita sulla distruzione ambientale   e i danni alla salute per la popolazione, e la tutela dei beni comuni e dell’autodeterminazione dei territori. 
E questa scelta, difficile ma necessaria, va affrontata in tempi brevi a livello nazionale, non appena esisterà un governo; ma è un tema ineludibile ora a livello regionale, sul quale chiediamo che si pronuncino subito, con chiarezza  e senza ambiguità tutti coloro che si candidano in questi giorni a guidare il Molise per i prossimi cinque anni.

COORDINAMENTO TRIVELLE ZERO MOLISE
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