TERMOLI _ Le organizzazioni sindacali nazionali FLAI-CGIL FAI-CISL e UILA-UIL hanno formalizzato un’istanza al Ministro dell’Agricoltura a tutela dello Zuccherificio del Molise fin dal 20 dicembre scorso e a seguire il Consorzio Nazionale Bieticoltori della Puglia ha inviato una richiesta similare il 27 dicembre al Presidente del Consiglio dei Ministri e allo stesso Ministro dell’Agricoltura Mario Catania. Nel corso dell’incontro in programma domani tra le organizzazioni sindacali, le RSU aziendali ed il Prefetto di Campobasso, in virtù degli ultimi sviluppi della vertenza emergerà l’esigenza di un intervento urgente del Governo Monti a salvaguardia dell’unico stabilimento saccarifero in attività nel Centro-Sud d’Italia.
Il tavolo per il rilancio della filiera bieticola o si insedia a Roma alla presenza delle Regioni interessate, delle organizzazioni professionali agricole, delle rappresentanze imprenditoriali e sindacali, oppure non avrà gli strumenti essenziali per evitare la scomparsa di un altro comparto del sistema agro-alimentare italiano. Alla Regione Molise spetta sollecitare unitariamente e con determinazione il Ministro dell’Agricoltura perché consideri i mutamenti intervenuti sul prezzo mondiale dello zucchero che restituiscono competitività ad un settore economico che non può continuare a beneficiare di interventi assistenziali pubblici nella pessima abitudine di privatizzare gli utili e socializzare le perdite.
E’ opportuno che le organizzazioni agricole, i bieticoltori e le rappresentanze dei lavoratori sollecitino energicamente il socio pubblico dello Zuccherificio che ne detiene il pacchetto di controllo perché si giri pagina nell’assetto proprietario, si prenda atto delle difficoltà insorte nella gestione aziendale, dell’istanza di fallimento pendente, dei problemi di capitalizzazione privata e degli impegni disattesi nell’attuazione del Piano Industriale. Se si vuole restituire fiducia al sistema c’è bisogno di liquidità immediata che solo partner privati effettivamente orientati a investire sul mantenimento della filiera bieticolo-saccarifera possono assicurare. Lo Zuccherificio è una delle rare realtà produttive del nostro territorio e con una compagine societaria nuova potrebbe essere rilanciato con un progetto che valorizzi l’aumento del prezzo mondiale dello zucchero e verifichi una possibile sinergia con altre attività industriali connesse finalizzate a creare utili e evitare diseconomie gestionali.
Dopo aver speso o rinunciato a rimborsi comunitari per un valore complessivo di 130 milioni di euro, sarebbe stravagante stoppare la filiera saccarifera in presenza di più vantaggiose condizioni competitive mondiali e assistere al fallimento aziendale con possibili riconversioni energetiche di cordate imprenditoriali che si troverebbero con gli impianti semi-gratis assegnati dalla curatela, liberi dal personale e probabilmente anche con finanziamenti pubblici a valere sulle fonti rinnovabili da rivendere all’ENEL o alla società collegata già implicata nella produzione di biogas nell’area dell’ex-Stefana di Termoli attigua allo Zuccherificio.
Michele Petraroia
parlare chiaro
In perfetto linguaggio politichese, il consigliere Petraroia, non si sa che cosa vuole.
Da una parte sembra prendere le distanze dall’assistenzialismo pubblico, con il quale lo zuccherificio ha sopravissuto fino ad oggi. Dall’altra mette in moto tutte tutti i meccanismi politico istituzionali che, alla fine della fiera, non fanno altro che perpetuare quell’assistenzialismo. Organizzazioni sindacali, Ministero dell’Agricoltura, fondi Agea, ecc; tavoli tecnici, tavoli politici, tavoli sindacali, gente che discute, discute, discute, e alla fine Pantalone paga.
Questo è un film già visto.
Ma il consigliere Petraroia, va oltre, si improvvisa economista. Il mercato dello zucchero sarebbe tornato interessante. Ma dove lo ha letto? Su Google?
Perché qualcuno non dice al Consigliere che il mercato dello zucchero, come quello di tutte le commodities, varia di giorno in giorno e non è quello che deve preoccupare l’imprenditore; ma la capacità di produrre ad un costo inferiore degli altri. Qualunque sarà il prezzo, il guadagno è assicurato.
Qualcuno vada a dire al consigliere che è proprio questa produttività che manca allo stabilimento del Molise, per motivi strutturali, ma anche ambientali e climatici.
Faccio solo un esempio. La media della produttività per ettaro nel sud Italia è di 300-400 ql di bietole; in Normandia, Francia, è di 1000-1200 ql per ettaro; come vede, caro Consigliere, non c’è partita.
Per concludere, quando un azienda non è più in grado di stare sul mercato, quell’azienda deve chiudere. Questa è la prima regola per una sana economia. Se si fa diversamente, si sprecano buoni soldi per cattive operazioni, con buona pace di tutti i tavoli e tavolini che la fantasia del consigliere Petraroia possa partorire.
Gli errori si pagano.
Il Molise non si può più permettere di stanziare altri fondi per un’azienda che palesemente risulta fallimentare. Il consigliere Petraroia, deve anche avere il coraggio di ammettere il fallimento della classe dirigenza tutta: destra, centro e sinistra, e non meno i sindacati! Bisogna ricordare quando tutti si sono opposti alla riconversione dell’azienda sul piano OCM della comunità europea,rinunciando ai contributi e accettando le penali in caso di continua produzione.I nostri politici pensavano, senza lungimiranza, di dover “salvare” gli occupati dello Zuccherificio (che soprattutto gli assunti stagionali venivano indicati con le solite segnalazioni di politici e sindacalisti), in pratica interessava loro (destra,centro, sinistra e sindacati) poter conservare il “clientelismo”. Questa scelta fu un grave errore che noi tutti abbiamo stiamo continuando a pagare con i nostri fondi pubblici inutilmente stanziati, visto i risultati, fondi che potevano essere utilizzati diversamente da altre attività produttive. Vorrei ricordare a molti politici(?) che allora fecero questa scelta, e che (purtroppo per noi e per loro fortuna)ancora oggi occupano ruoli rilevanti e di prestigio, che tutti gli altri stabilimenti saccariferi scelsero la riconversione, oggi non soffrono la crisi e i loro dipendenti sono stati tutti ricollocati o andati in quiescenza. I nostri politici(?), hanno illuso i cittadini pensando di essere gli unici a produrre zucchero nel centro sud, una grande assurdità nell’epoca della globalizzazione e all’epoca il prezzo dello zucchero era bassissimo. Ora, i nostri politici “eroi” dovrebbero riconoscere gli errori compiuti e come minimo dovrebbero avere il buon senso di mettersi da parte, invece gongolano e ancora continuano a illudere la gente. Ora basta!
sono d’accordo ma…
Sono d’accordo nella sostanza sia con Zebedeo che con CLQ. Ma una distinzione va comunque fatta. Non si può mettere sullo stesso piano chi governa e chi sta all’opposizione. Il potere ce l’ha chi governa e le responsabilità sono sue, diciamo al 90%. Restano quel 10% di responsabilità dell’opposizione perchè essa deve fare il suo dover e farlo bene.
Deve per esempio opporsi a scelte scellerate, cercare di mobilitare la gente in campagne contro provvedimenti palesemente antieconomici. E questo, l’opposizione, non solo non lo ha fatto, nel caso dello zuccherificio, ma ha suonato la grancassa proprio per perpetuare l’errore dello sperpero sconsiderato di denaro pubblico.
Qui sta l’errore dell’opposizione, ed esso è tanto più grave in presenza di una classe politica governante che ha gestito, e gestisce, le finanze pubbliche con allegria. Solo ieri ho letto la notizia del rinnovo del contratto di consulenza ad una giornalista figlia di un consigliere. Senza concorso. Per fare che? Chi ha dettagli, se può cortesemente fornirli, ma non divaghiamo.
Dicevo, in presenza di uomini cosi pericolosi per la finanza regionale, è il caso di mettere fuoco alle polveri incitando a spendere e spandere per mantenere corrozzoni ormai inutili?
Se anche l’opposizione non mette un freno all’elargizione di soldi facili che Michele da Morrone ha fatto e fa, chi ci salverà dalla bancarotta? Remo Perna?