TERMOLI _ Con riferimento alla lettera inviata dalla Signora Maria Ruffini all’amministrazione comunale di Termoli, relativa alla drammatica sorte toccata ai propri fratelli Cleofino ed Antonio, risponde l’assessore alla Cultura Michele Cocomazzi: “Nello scorso fine settimana sono venuto a conoscenza della lettera che la Signora Maria Ruffini ha inviato al Sindaco, al Presidente del Consiglio ed a tutti i consiglieri comunali. E’ evidente e, direi, assolutamente legittimo l’accaloramento e l’ansia della nostra concittadina di vedersi riconoscere le proprie istanze relative alla sorte toccata ai propri fratelli Cleofino ed, in particolare, Antonio. Tuttavia, mi sento di poter confortare la Signora dal momento che, insieme al Sindaco, il quale certamente non è rimasto inerme in ordine a tale questione, si era delegato il consigliere Bruno Verini nella verifica di tale vicenda anche in ordine agli aspetti burocratici ed amministrativi fin qui operati dall’attuale amministrazione ed in particolare da quella che ci ha preceduto.
Ebbene, da una verifica ed un confronto da me avuto con il consigliere Verini, abbiamo stabilito di operare nel modo seguente: Preliminarmente, per quanto già fatto in ordine alle ricerche storiche effettuate, se dall’analisi di queste e da un confronto con i ricercatori, così come auspico, ma che per amore e rispetto di verità ho l’obbligo istituzionale di avallare ulteriormente , apparirà sufficientemente acclarata la verità sul destino ultimo di Antonio Ruffini, il qualche non morì per mano degli slavi, finendo in una foiba, bensì impiccato ad opera dei nazisti in un piccolo villaggio della Slovenia unitamente ad un gruppo di compagni dopo la sua adesione alla lotta partigiana. La medaglia d’oro consegnata alla signora Ruffini dalla Regione Molise mi impegnerà presso tale Ente – sperando nell’assenza di invalicabili impedimenti amministrativi – al fine di modificare ufficialmente la motivazione. Per di più, a tale esito, sarà giusto che anche la fonte storica e storiografica trovi la giusta integrazione nelle fonti esistenti. Intanto, mi pare assolutamente giusto che un atto amministrativo, già ratificato dal Consiglio comunale – mi riferisco all’intitolazione della strada ad entrambi i fratelli – trovi da subito il giusto compimento. Per cui, adotteremo, in tempi ristretti gli opportuni adempimenti esecutivi.
Per di più, non può che trovarmi favorevole l’idea di ricordare, in tempi e modi adeguati, i Fratelli Ruffini nel loro sacrificio, anche al fine di promuovere tra i giovani e nelle scuole l’idea della Pace, come rifiuto assoluto ed incondizionato della Guerra. Curerò personalmente i contatti istituzionali con il Comune di Veroli, e con il professor Raimondi Cominesi, per l’ impegno e la sensibilità che hanno già dimostrato in diverse circostanze, comunque entrambe meritevoli di elogio, nel rendere onore alla vicenda dei nostri due concittadini. In tal senso, mi servirò della cortesissima collaborazione del Consigliere Verini che ha mostrato tanta sensibilità e disponibilità per la soluzione di tale questione. Corre l’obbligo di ringraziare la Signora Ruffini per il manifesto intendimento di voler donare gli attestati e le decorazioni dei suoi fratelli, tra cui la medaglia d’argento al Valor Militare di Cleofino, al Comune di Termoli, circostanza questa che nella sua realizzazione, ci vedrà certamente impegnati in una solenne manifestazione pubblica.
Non escludo che in brevissimo tempo sia costituita una delegazione per rendere omaggio alle salme dei nostri concittadini. Questi sono i miei impegni a beneficio di uomini illustri della nostra città, a beneficio della Cultura e della promozione umana, con la convinzione, già più volte espressa, che nella nostra storia, nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni, giace la ricchezza insostituibile di un bagaglio di eventi e di conoscenze che renderanno il giusto contributo alla crescita sana delle nuove generazioni ed alla conservazione della nostra memoria. Se poi qualcuno pensa che realizzare tre fori in piazza Sant’Antonio, per installare le effigi della nostra nazione e del nostro popolo – nella cui simbologia si esprime il massimo onore possibile al sacrificio di uomini e donne italiani, che oggi rendono reale la presenza e la vita di una Repubblica – sia banale e superfluo, allora vuol dire che il tentativo di quel qualcuno di paventare come imprescindibile l’idea e la promozione della cultura si dissolve nel rendere ridicoli e superflui i segni stessi della nostra cultura e del nostro onore patrio, come quelli rappresentati dal tricolore. Ciò è intollerabile; non può e non sarà permesso ad alcuno”.