Orrori compiuti spregiudicatamente dai “titini” e coperti in qualche modo anche da una parte del nostro sistema politico e informativo. Una “patologia” storica questa, che trova un “contraltare” nell’aver indugiato forse troppo a guardare e riconoscere anche gli atti di violenza gratuiti, seppur circoscritti, non efferati e non numerosi, compiuti dai soldati italiani, sempre in quelle zone, nei primi anni della seconda guerra mondiale. Una democrazia matura deve saper guardare senza pregiudizi e veli ideologici alla propria storia, deve saper riconoscere i suoi errori e deve saper chiedere conto di quelli fatti da altri, come accaduto con le foibe.
L’Europa unita -nata con il fine dichiarato di superare quelle divisioni tra stati rivali che caratterizzava questo continente da secoli- per divenire la grande potenza culturale ed economica di caratura mondiale a cui aspira, deve saper guardare al suo passato con serenità e pacatezza, onorando così il ricordo di tutti coloro i quali furono vittima di persecuzioni razziali, politiche e culturali. In quest’ottica, dunque, la storia del massacro delle foibe deve essere patrimonio culturale di tutta l’Europa e deve responsabilizzare ogni governo e ciascuna società a lottare contro quelle logiche politiche di stampo totalitario e violento che determinarono quell’eccidio.
Tutto questo deve essere fatto subito, mentre sono ancora vivi migliaia di italiani che riuscirono in modo rocambolesco a salvare la vita ma, che ebbero la propria esistenza travolta irrimediabilmente da quel cieco odio etnico e politico. E’ questo una sorta di risarcimento morale di ciò che hanno sofferto questi italiani in quei momenti e della negazione del ricordo che hanno patito poi, negli anni del dopoguerra. Michele Iorio Presidente Regione Molise