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Erminia Gatti
TERMOLI _ “Quando decidemmo di lasciare Italia dei Valori non a tutti furono chiare le motivazioni. Noi stessi preferimmo un discreto silenzio ad una dialettica che avrebbe potuto facilmente essere fraintesa ed equivocata come una polemica di carattere personale. Ma sapevamo che il tempo è galantuomo. Era il novembre 2009. Un gruppo di dirigenti, messo alla porta, usciva in silenzio, con la tristezza per la fine di un sogno ma senza alcuna rassegnazione, e fondava Costruire Democrazia. Un altro gruppo, Nuova Primavera democratica, pur reduce da conclamati insuccessi elettorali recenti (elezioni comunali di Campobasso, primarie del Pd) entrava fragorosamente e con tronfia arroganza (“Campobasso ha schifato quel gruppo dirigente” ebbe a dire Nagni varcando trionfalmente la soglia dell’Italia dei Valori). Si inaugurava, sotto i più nefasti auspici, il “Cantiere 2011” di Di Pietro, D’Ascanio e Nagni.

Un partito che fino ad allora aveva denunciato e rinunciato a praticare la “vecchia politica delle poltrone”, preferendo parlare direttamente ai cittadini, che improvvisamente cominciava a mostrare i sintomi di una mutazione genetica proprio verso quel modo di intendere la politica da sempre rifiutato, combattuto e denunciato in pubblica piazza. Oggi è il 31 maggio 2010. Sono passati esattamente 6 mesi da allora.

L’esito della crisi alla Provincia di Campobasso e l’esplosione dei litigi interni all’Italia dei Valori sulla spartizione delle poltrone confermano drammaticamente quella che a molti poteva apparire solo una sinistra premonizione. Abbiamo assistito ad uno spettacolo politicamente ed esteticamente inaccettabile: una istituzione pubblica, già utilizzata per questioni elettorali da un gruppo politico (Nuova Primavera democratica, il “fiore all’occhiello” dell’IDV, come definito proprio ieri in tv dal coordinatore Caterina), piegata oramai da tempo alle contraddizioni o ai capricci di una coalizione politica, anzi di un partito politico, anzi di singole persone di quel partito politico. Non poteva esserci peggior messaggio rispetto a quello da cui era partito il movimento di Di Pietro. Non ci resta che sperare in un “ripensamento operoso” di Antonio Di Pietro, nell’interesse del suo partito e di tutta la coalizione di opposizione al Governo Iorio.

Mai come in questo momento, il popolo molisano ha bisogno di essere rassicurato: dopo le macerie che lascia Iorio, occorre cominciare una nuova stagione politica di rinnovamento e di ricambio. Non certo della riedizione della peggiore logica di spartizione delle poltrone. C’è stato un tempo in cui Italia dei Valori e Antonio Di Pietro hanno rappresentato una speranza per il Molise. In questo momento di crisi socio-economica e di agonia irreversibile di Iorio & co., il centrosinistra ed il Molise, di tutto hanno bisogno meno che di una Italia dei Valori che dimostri di essere più “vecchia e deprecabile” della tanto avversata “vecchia e deprecabile politica”. In attesa dell’auspicato ripensamento operoso che possa rilanciare il centrosinistra ed il Molise, Costruire democrazia continua a lavorare esattamente per le stesse battaglie che ci animarono nell’Italia dei Valori a far data dalle regionali 2006, passando per le comunali di Campobasso e per le europee del 2009. In vista del traguardo del 2011.”

Costruire democrazia