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TERMOLI _ L’uomo in quanto essere spirituale, non può essere un prodotto della materia in evoluzione: tra la materia e il pensiero cosciente, tra la materia e la volontà libera e moralmente responsabile c’è un fossato invalicabile da parte della spinta evolutiva che ha condotto alla formazione del philum, il quale si è poi diviso nella linea che ha portato alla formazione dei primati e in quella che ha portato alla formazione degli australopiteci e degli ominidi, cioè a forme preumane dalle quali si è sviluppato l’uomo, prima nelle forme di Homo erectus, poi di Homo habilis e infine di Homo sapiens e sapiens-sapiens col quale soltanto è stata raggiunta la piena «ominizzazione».

Con l’uomo ci troviamo dinanzi a una differenza di ordine ontologico, dinanzi a un salto ontologico. Tuttavia, proporre una tale discontinuità ontologica non significa opporsi a quella continuità fisica che sembra essere il filo conduttore delle ricerche sull’evoluzione dal piano della fisica e della chimica? Si tratta di due diversi ordini del sapere: quello scientifico e quello filosofico-teologico.

Il momento del passaggio all’ambito spirituale non è oggetto dell’osservazione scientifica, anche se questa può scoprire, a livello sperimentale, una serie di segni molto preziosi della specificità dell’essere umano, come la capacità di progettare il futuro, la sua autocoscienza, la sua capacità di simbolizzazione e quindi di parlare usando il linguaggio simbolico, di esprimersi mediante raffigurazioni pittoriche di uomini e di animali. L’esperienza del sapere metafisico, della coscienza di sé e della propria riflessività, della coscienza morale, della libertà e anche l’esperienza estetica e religiosa sono di competenza dell’analisi e della riflessione filosofiche, mentre la teologia ne coglie il senso ultimo secondo il disegno del Creatore.

Questo ‘salto ontologico’ ha richiesto un particolare intervento di Dio Creatore, che ha dato ad una o più forme preumane un principio spirituale, cioè di ordine non materiale e quindi non contenuto nelle potenzialità della materia anche più evoluta. Tale principio spirituale, non potendo provenire attraverso una trasformazione creatrice della materia, la quale non pensa, non ha coscienza di sé, non ha libertà, non può avere altra causa immediata possibile che un atto propriamente ‘creatore’ di colui che è, per essenza, lo Spirito sussistente e infinito, Dio. Nel processo evolutivo dei viventi, quindi, Dio ha dato alla materia la capacità di autotrascendersi e di dare così origine a forme di vita sempre più complesse fino a giungere agli ominidi, dotati di caratteri di una straordinaria complessità, come la vertebralizzazione, l’omeotermia, la bipedia. Invece, nelle formazione dell’uomo, in quanto essere pensante, autocosciente e libero, capace di compiere atti non materiali, superiori alle capacità trasformatrici della materia, Dio ha creato nel corpo di un ominide un’anima spirituale.

Evidentemente, l’infusione di un principio spirituale (l’anima) in un principio materiale (il corpo) non è potuta avvenire se non quando il corpo, attraverso successive trasformazioni evolutive, fosse preparato e disposto a ricevere l’intervento creatore di Dio. In realtà, l’«ominizzazione», per cui dall’ominide si è passati all’uomo, è stata preceduta da forme pre-umane che per certe forme di psichismo e per certi mutamenti fisici, come l’aumento della capacità cranica, preparavano e disponevano il corpo all’infusione dell’anima spirituale.

Questa, in/formando il corpo animale-materiale, lo ha assunto in un ordine nuovo, che è quello dello Spirito, e quindi lo ha adattato a svolgere le funzioni «umane», che sono sempre, insieme, funzioni spirituali-materiali. Così, secondo la teologia cristiana, l’uomo rappresenta il culmine e il fine del processo evolutivo dei viventi: il culmine, perché con l’uomo l’evoluzione raggiunge il punto più alto, in quanto il corpo umano è l’essere più complesso che l’evoluzione abbia prodotto e nel quale si riassume e si concentra tutto il cammino evolutivo (microcosmo); il fine, perché soltanto l’uomo — in quanto essere pensante e intelligente, cosciente di sé e della realtà che lo circonda, libero e responsabile — dà senso al processo evolutivo, è capace di coglierne il significato, di comprenderlo, di ammirarlo e di dargli voce. In un prossimo articolo, se ci è concesso, un accenno al pensiero di Teilhard de Chardin.

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3 Commenti

  1. la simpatica e arguta filastrocca ed il suo articolo concordano che la chiesa non ha più alcuna paura della scienza della eviluzione che diventa strumento di dio per la piena consapevolezza del creato . solo la libertà di chi è cosapevole può generare amore filiale . una bella accoppiata …se voluta dalla redazione