È stato, altresì, rivendicato – “con forza” – il diritto della persona con sofferenza mentale e dei suoi familiari; alcune informative, però, facevano notare come si è incominciato a “masticare” di Salute Mentale anche in TV. Sono stati descritti progetti ed iniziative; illustrati casi e battaglie; proposte reti e collaborazioni tra regioni: un tavolo di concertazione delle associazioni con il Ministero è quello che si pensa di realizzare entro la fine di giugno. Erano presenti quasi tutti (quasi…) del mondo della Salute Mentale dall’Italia; ognuna ad illustrare “avanzamenti” o “retrocessioni”, misure avanguardistiche e restrizioni, in merito alla “Visione Basaglia”, che portò al traguardo della legge 180. Da Bologna c’era anche “PsicoRadio”, un progetto di inclusione sociale e lavorativa in collaborazione tra cooperative, associazionismo e Servizi Sanitari: “Comunicare per Vivere”; far conoscere che c’è bisogno di una vita normale!! Basta rispettare ed applicare le leggi attuali!!! Vediamo velocemente la situazione italiana.
BUONE PRATICHE: coordinamento Famiglie-Associazioni-Cooperativo-Servizi Sanitari e protagonismo degli utenti (Toscana); scambi progettuali tra le regioni (Sardegna); C.S.M. (Centri di Salute Mentale) aperti 24 ore (Friuli); assistenza abitativa (Piemonte); buone pratiche li dove c’è pieno coinvolgimento delle famiglie (Sardegna); integrazione (Friuli).
CATTIVE PRATICHE: ricoveri in S.P.D.C.(Abruzzo); contenzione fisica (Piemonte); uso smisurato (Puglia), eccesso di psicofarmaci e preferenza di ricoveri in comunità (Lombardia); ; decessi in corsia (Marche e Puglia); difficoltà nella Neuropsichiatria infantile (Lombardia). La situazione in Molise non è di certo delle più virtuose, e la ha esposta Pasqualino Cirino, dell’Associazione “Vivere Insieme” di Campobasso.
Di seguito alcuni punti fondamentali da portare avanti (anche se sarebbe meglio dire “da riportare indietro”) per superare lo stigma e promuovere l’inclusione: “..In Molise Non Esiste Ancora Un Centro Per La Salute Mentale…pratiche di controllo e porte chiuse..somministrazione di farmaci come pratica dominante…percorso di cura in cui le famiglie e/o le associazioni non vengono coinvolte..inesistenza dell’integrazione Socio-sanitaria…non sono applicati i Livelli Essenziali di Assistenza..Dipartimenti con finanziamenti al di sotto del 5%…nessun rapporto attivo tra istituzioni ed agenzie..assistenza spicciola attuata da 14 “case famiglia” e nessuna pratica riabilitativa per la residenzialità..
La Carta dei Servizi non viene aggiornata da anni…non esiste una Commisione Regionale Salute Mentale..nessuna conoscenza sulla consistenza delle piante organiche degli operatori…l’associazione “Vivere Insieme”, vinto un concorso bandito dal Ministero per le Politiche Sociali sulle buone pratiche, avvia una sperimentazione per la socializzazione e per l’inserimento lavorativo in sinergia con il Dipartimento di Salute Mentale e con il sostegno di tutte le istituzioni presenti sul territorio (Regione, Asrem, Comune e Provincia di Campobasso)..
Questo progetto, che ha portato alla nascita di un servizio di comunità denominato “Laboratorio per la Salute Mentale Aperto alla Cittadinanza”, il cui obiettivo era quello di abbattere lo stigma tramite politiche di inserimento lavorativo e di socializzazione, che a sua volta aveva generato il “Centro di aggregazione” per giovani – un’idea dai risultati veramente entusiasmanti, che aveva altresì permesso a tanti di far ritorno dalle “case famiglia”- viene bloccato da tutti i sottoscrittori del Protocollo d’Intesa…Il Direttore del Dipartimento Franco Veltro, che in precedenza, nella fase sperimentativi dei progetti si era addirittura fatto interprete, portavoce e testimone, in giro per l’Italia, di una politica fatta di innovazione e qualità, sceglie la chiusura di fatto..Ad oggi il quadro non è per nulla rassicurante nonostante il ricorso al Difensore Civico Regionale…”