COLLETORTO _ Un vero e proprio atto di follia quello messo in atto da 6 consiglieri comunali il giorno 28 Dicembre 2010 alle ore 17.54 presso Palazzo Rota, sede del consiglio comunale di Colletorto. Si tratta di tre consiglieri di opposizione nelle persone di Enzo Lauro D’onofrio, De Simone Carlo, Socci Roberto e tre consiglieri di maggioranza nelle persone di Di Palma Gaetano, Iarocci Angela e Paradiso Francesco che hanno tentato di rassegnare contestualmente le dimissioni con lo scopo di bloccare la macchina amministrativa, la macchina della ricostruzione e la macchina dello sviluppo. In una sola parola hanno provato a commissariare il Comune di Colletorto in una fase storica delicatissima con l’irresponsabilità nei confronti della comunità colletortese che ha rischiato di vedere il ritorno del commissariamento e cioè il blocco totale di tutti i progetti messi in atto.

E’ noto che alcuni fra di essi non esprimono decisioni proprie ma eseguono ordini e direttive da cui evidentemente, purtroppo per loro, non è possibile svincolarsi. Ordini a cui purtroppo non è possibile dire no. Alla constatazione dell’assenza del numero legale di sette consiglieri dimissionari contestuali, necessario per avviare l’iter del commissariamento del comune, i sei consiglieri , eseguendo il contrordine hanno lasciato Palazzo Rota pur di salvare la propria poltrona da consigliere comunale rimettendosi così a disposizione dei loro superiori.

Se infatti avessero rassegnato le dimissioni in sei, sarebbe iniziato l’iter per la loro sostituzione in consiglio comunale e i loro superiori avrebbero perso le loro pedine all’interno del consiglio. Contrordine che non è stato eseguito dal consigliere Mariantonietta Ragni. Si è rischiato di bloccare la ricostruzione del campo sportivo, della scuola, della torre, del monastero e la ricostruzione delle abitazioni colpite dal terremoto.

L’irresponsabilità di alcuni di questi consiglieri che non hanno mai pubblicamente reso noto la volontà di far commissariare il comune e che fino a pochi giorni fa avevano espresso fiducia nell’amministrazione comunale fa capire quanto sia ancora forte l’asservimento ai poteri forti. In questo si percepisce la manifesta vigliaccheria di chi non ha mai affrontato a viso aperto in consiglio comunale i problemi amministrativi con la doverosa ricerca di soluzioni alle necessità della comunità, ma ha tramato nel buio sotto ricatto dei poteri forti.

L’ignoranza della macchina amministrativa ha fatto il resto portando al fallimento di un tentativo disperato di tagliare le gambe alla comunità di Colletorto. Giornata nera quella del 28 dicembre per la vita politica di Colletorto. Il fallito tradimento, i falliti giochi di palazzo, hanno portato il paese indietro di trenta anni quando pur di prendere il potere si usavano beceri stratagemmi, ricatti e violenze psicologiche indegne di un paese civile che deve ricostruirsi, svilupparsi, e che deve puntare alla dialettica civile e politica per risolvere i problemi di tutti i giorni. Le pressioni psicologiche su alcuni consiglieri si evidenziano, fino a prova contraria, dall’assenza di posizioni nette, decise e fondate di queste persone che, da tempo asservite, hanno sempre maldestramente celato le loro volontà di destabilizzare la comunità e la sua amministrazione comunale ricorrendo a sfacciate menzogne pur di continuare a tramare nel buio. Il tradimento non si è consumato per la responsabilità morale, prima che politica o amministrativa del consigliere di opposizione Ragni Mariantonetta.

I giochi di potere, i giochi di palazzo, le stanze dei bottoni evidentemente non fanno gola a chi come il consigliere Ragni responsabilmente non ha anteposto interessi personali e poltrone all’interesse comune e al bene collettivo dell’intera comunità di Colletorto. Con il suo rifiuto a sottoscrivere l’atto finale di un gioco maldestro e perverso finalizzato alla presa di potere con la forza, il consigliere Ragni ha dato un esempio di responsabilità politica e morale che altri non hanno saputo dare. Ha dimostrato a chi non è in grado di farlo come svincolarsi dai ricatti e dalle menzogne, dalle maldicenze e dalle bugie infliggendo un duro colpo a questi modi di fare vergognosi. Fallito il tradimento e fallito il golpe, l’amministrazione va avanti.

Michelina Spina, Santino Gianquitto, Cosimo Mele, Marco Verna, Fausto Tosto, Michele Di Rosa

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