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Don Ciotti durante convegno a Termoli
TERMOLI – “Chi è disoccupato non è libero. La politica deve essere sacrificio ma l’altro elemento è la cittadinanza. Cittadinanza significa corresponsabilità, ogni persona è chiamata a contribuire al bene comune che è premessa di quello individuale. Se mi impegno verso gli altri faccio del bene anche a me”. Parla così a Termoli Don Ciotti, fondatore di Libera, intervenuto al convegno di Azione cattolica dal titolo: “Da credenti nella storia di oggi”.

In un cinema Sant’Antonio gremito di gente, Don Ciotti parla di accoglienza, di cittadinanza, di legalità, di uguaglianza, di giovani, di futuro. Tocca tanti argomenti, tutti di grande attualità, dando delle proprie soluzioni basate sulla fede. Don Ciotti incanta il pubblico presente, lo conduce in un turbinìo di emozioni  a cui svela il proprio convincimento, il proprio credo.

“Cittadinanza è desiderio che nasce dai rapporti educativi, dalla crescita culturale, dalla partecipazione alla vita sociale dentro i nostri territori ed un cristiano è chiamato a portare anche lì il suo contributo. Cittadinanza chiama in causa la responsabilità di ciascuno di noi – ha proseguito Don Ciotti -. La città è un organismo vivente, alimentato dallo scambio di relazioni, di idee, di beni, il respiro di una città ha bisogno dell’apporto di tutte le sue componenti, giovani adulti, centro, periferia, ha bisogno di tutti. La città è un luogo in cui mondi diversi sono chiamati a confrontarsi per ritrovarsi in una identità di base. Nella città siamo chiamati a fare i conti con la diversità che si fecondano reciprocamente con i vari apporti dentro una città. Occorre ragionare sui processi più che sull’attività, non possiamo essere contenitori di attività ma luogo di incontro, di scoperto e di conoscenza questa è la meraviglia.

E’ la cultura che da la sveglia alle coscienze, abbiamo bisogno della responsabilità dell’educare, la responsabilità viene prima dell’educare alla legalità che oggi è di moda. Ma la responsabilità non la si predica, non la si insegna, la si testimonia, come i valori. Sento la responsabilità verso i più giovani – ha detto ancora Don Ciotti nel suo intervento -. Bisogna vivere la vita come servizio. Con Papa Francesco quando abbiamo parlato del vescovo che mi fece sacerdote e del gruppo Abele, Padre Michele Pellegrino, che mi diede la strada come parrocchia ed una croce di legno, abbiamo detto proprio questo: dobbiamo vivere la vita come servizio, prestare servizio a chi vicino a noi ha bisogno.

L’esistenza di ognuno di noi trova un senso nella condivisione, carità e giustizia sono indivisibili e che la prima dimensione della giustizia è la prossimità ma attenti, non verrà mai meno la relazione, l’accoglienza, la solidarietà verso gli altri, non verrà mai meno, io mi auguro che ci sia un domani di meno solidarietà, di più giustizia e di più diritti per tutti le persone perché non diventi l’alibi.

L’inclusione sociale sta alla base della democrazia, dovrebbe essere l’obiettivo principale di ogni politica non dimenticando le cose pulite che vengono fatte. Lampedusa, dove Libera è presente da anni, la porta d’Europa ma io ho visto che cos’è l’accoglienza degli abitanti. Due anni fa una donna con un pudore, con un rispetto, togliersi le scarpe e proseguire scalza per darle ad un ragazzo migrante che sanguiva i piedi. Lo ha fatto con pudore. Che meraviglia che è qui, quanta gente senza fare chiasso, rumore, l’accoglienza, questa dimensione che da speranza, ma Lapedusa mi ricorda sempre che il primo naufragio non è quelo dei barconi ma pè stato quello delle coscienze.

In questo paese si sono votate leggi che hanno tolto la dignità alle persone, non era possibile che in un paese civile come il nostro c’erano due codice penale per i migranti ed un codice penale per i cittadini italiani. C’è voluta la corte costituzionale, c’è voluta anche la Corte Europea per dichiarare questa amara legalità. Non c’è legalità senza uguaglianza. Se tutte le persone non sono riconosciute nei loro diritti e nella loro dignità, la legalità può diventare uno strumento di oppressione, di potere, l’uguaglianza è riconoscere quelle diversità.

Uguaglianza non è essere uguali, non è negazione delle differenze ma riconoscimento di ogni differenza. Se la politica non assolve a questo compito, se non rimuove gli ostacoli, le sue leggi saranno ingiuste, perché escludono”.

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