TERMOLI _ Armi da guerra nascoste nella Daewoo del garages di via Mazzini 7 a Termoli. Un vero e proprio arsenale quello scoperto dalla Polizia di Stato nella tarda mattinata di ieri. Il materiale sequestrato è molto più numeroso di quello annunciato ieri. Si tratta del più grosso sequestro di armi del Centro sud Italia avvenuto di recente. Sono 14 i fucili tra cui Kalashnikov, a pompa, mitragliatori; 10 le pistole con munizioni di ogni tipo, silenziatori, passamontagna, giubbotti antiproiettili, lacrimogeni di segnalazione elicotteri, munizioni per armi sofisticate e particolari, cesoie, ramponi per aprire furgoni.
Di tutto e di più era nascosto in quell’auto. Nel box di via Mazzini, dunque, c’era il deposito di armi di una delle famiglie della ‘Ndrangheta calabrese. Nella notte la Polizia di Termoli ha fatto scattare le manette ad un uomo, calabrese che aveva la disponibilità del garages.
Si tratta di Felice Ferrazzo, 55 anni, ex capo della cosca di Mesoraca, una piccola ma potente famiglia dell’Ndrangheta calabrese, già coinvolto nella raffineria di droga scoperta a San Salvo qualche mese addietro. Dal 1990 al 2000, Felice Ferrazzo fu il padrone assoluto in una zona dove si è combattuta una delle guerre di mafia più sanguinose. Sotto il suo comando la famiglia Ferrazzo entrò nei traffici della cocaina, delle armi e del riciclaggio grazie ai rapporti che il boss seppe imbastire con il Nord Italia e la Svizzera. Oggi Felice Ferrazzo è collaboratore di giustizia e grazie alle sue testimonianze i magistrati italiani e svizzeri hanno potuto iniziare a capire i meccanismi più segreti dell’Ndrangheta, la sua organizzazione e le sue ramificazioni internazionali. L’uomo è stato fermato a Milano. Il fermo è stato disposto dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Larino Morena Susi. Dunque per la ‘Ndrangheta, Termoli è considerato un posto tranquillo e, per tale motivo, era stato allestito il covo.
Eclatanti, dunque, i primi risvolti delle indagini fatte scattare dall’Anticrimine di Termoli unitamente alla Digos. Sono tuttora al lavoro gli agenti della Polizia Scientifica per raccogliere altre elementi utili all’indagine.
Ora le attenzioni del Commissariato sono concentrate sull’utilizzo delle armi sequestrate. Esclusa categoricamente la pista legata al terrorismo per cui gli accertamenti sono concentrati sulla possibile preparazione di qualche assalto ben organizzato a banche o altro.
Le armi sono di una delle famiglie della ‘Ndrangheta calabrese e, dunque, pronte per qualsiasi fatto criminoso. Sembra, a questo punto, minoritaria l’ipotesi di un commercio clandestino di armi.
Non si esclusono altri clamorosi risvolti delle indagini nelle prossime ore.
incredibile e chi se lo aspettava