LARINO _ Molesta pesantemente un ragazzo affetto da sindrome di Down residente in un centro del Basso Molise, lo denuda in un vicoletto nei pressi della piazza del paese e poi “allunga le mani” ma durante la sua “performance” sessuale viene disturbato dall’arrivo di alcuni conoscenti che così salvano il portatore di handicap dalle attenzioni indesiderate del quarantenne, anch’egli residente nello stesso paese. Ad inchiodare alle sue responsabilità l’uomo, che non ha un lavoro fisso, il Tribunale di Larino.

I giudici, nel primo pomeriggio di ieri, a conclusione di un lungo dibattimento, hanno emesso la sentenza: 2 anni di reclusione per il quarantenne molestatore riconoscendolo colpevole di violenza sessuale. Una sentenza che è stata una sorta di “mannaia” per il nullafacente con il vizio di molestare i diversamente abili.

Nel corso del procedimento giudiziario, a fare emergere con chiarezza le responsabilità del quarantenne, alcuni conoscenti, testimoni di quanto era accaduto in quel vicoletto del centro cittadino. Questi, interrogati in aula dal giudice e dal Pubblico ministero, hanno ribadito quanto notato qualche anno prima. I fatti risalgono a circa due anni fa. All’epoca, la “vittima” aveva 18 anni e rimase sconvolto dall’accaduto tanto da modificare anche il suo comportamento verso gli altri, genitori compresi. Dell’episodio ne venne a conoscenza anche l’intera comunità del centro bassomolisano dove se ne parlò addirittura per mesi. I familiari del ragazzo affetto da sindrome di Down, dopo essere venuti a conoscenza a loro volta dell’accaduto, “urlarono” tutta la loro indignazione ai Carabinieri del paese davanti ai quali si recarono di corsa per denunciare il responsabile. A conclusione degli accertamenti particolareggiati dei militari sfociati in una informativa alla Procura di Larino, scattò la pesantissima denuncia a carico del ragazzo, protagonista delle morbosità. Secondo testimonianze raccolte, l’uomo avrebbe commesso gli abusi in un momento di poca lucidità in quanto sotto l’effetto di alcool.

I genitori del disabile, rappresentati nel processo dal penalista termolese Giuseppe Mileti, sono stati decisi sin da subito ad andare fino in fondo alla vicenda e così è stato. Non si esclude, ora, anche una loro richiesta di risarcimento dei danni per quanto subìto dal portatore di handicap. Una brutta storia quella accaduto nel centro bassomolisano che ha tenuto con il fiato sospeso l’intera comunità. Non si esclude, ora, un possibile ricorso in Corte d’appello da parte del difensore dell’imputato una volta che le motivazioni della sentenza saranno depositate. In ogni caso i giudici frentani hanno dato seguito alle tesi dell’accusa anche a seguito delle testimonianze ascoltate in aula durante il procedimento giudiziario. La fragilità dei diversamente abili, in alcuni casi al centro di veri e propri episodi di natura sessuale e non solo, va difesa e tutelata non solo dagli organi giudiziari ma anche da quelli sociali.

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Antonella Salvatore
Giornalista professionista, Direttrice di myTermoli.iT e myNews.iT e collaboratrice AnSa

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