LARINO _ La questione relativa al contenzioso giudiziario tra Consorzio di Bonifica larinese e Comune di Larino è solo una delle vertenze pendenti che da più di un decennio continua a tenere impegnati giudici, amministratori comunali e dirigenti del Consorzio per addivenire ad una risoluzione definitiva.

 Il Movimento LARINascita ritiene importante portare a conoscenza della cittadinanza l’evoluzione dei fatti accaduti riguardo tale situazione, se non altro per stimolare la consapevolezza delle scelte operate dalle passate amministrazioni comunali che oggi richiedono l’attenzione di quella attuale, chiamata a definire la posizione dell’Ente comunale, e che hanno causato e rischiano di provocare la compromissione delle entrate economiche del Comune di Larino con tutte le difficoltà e i disagi che ne derivano vista l’esiguità dei fondi con i quali disporre per una adeguata gestione amministrativa della cittadina.

La ricostruzione dei fatti deve partire dalla delibera del Consiglio Comunale n.23 dell’8 aprile 1963 con la quale l’amministrazione guidata dal Sindaco Giuseppe De Gennaro dispose la vendita al Consorzio di Bonifica larinese di un appezzamento di terreno, sito in contrada Bosco e dell’estensione di quaranta ettari, al prezzo di 350 mila lire per ogni ettaro e per una somma complessiva di 14 milioni di lire da liquidarsi in tre rate quadrimestrali di eguale importo. L’atto di vendita sottoscritto nel 1964 includeva una condizione imposta dall’Ente comunale che impegnava il Consorzio di Bonifica larinese a realizzare su quei terreni un centro di attività aziendali dimostrative e di assistenza tecnica. Il corrispettivo introitato dal Comune avrebbe consentito la costruzione di una serie di alloggi da destinare ai magistrati operanti presso il Tribunale di Larino.

Il 22 novembre 1965 con delibera n. 159, il Commissario Prefettizio, dopo aver rilevato che i terreni venduti appena un anno prima erano gravati da uso civico e rientravano nei beni di demanio pubblico e che quindi l’amministrazione non avrebbe potuto procedere alla vendita se prima non si fosse richiesta al Ministero dell’agricoltura la sdemanializzazione e l’autorizzazione a vedere, col medesimo atto richiese la sanatoria della vendita dei terreni e la modifica dell’utilizzo dei fondi introitati da tale compravendita affinché venissero destinati per usi di reale beneficio per la comunità. Con una nota del 19 giugno 1996, il consulente tecnico Dott. Vittorio Cacchione fece presente all’Ente comunale che non risultava da nessun atto che il terreno di contrada Bosco fosse mai stato sdemanializzato e che quindi si stava configurando lo spoglio del diritto collettivo dei cittadini larinesi che sarebbe stato il caso di reintegrare.

Nello stesso scritto, il consulente sottolineò che l’atto di vendita tra Consorzio di Bonifica larinese e Comune di Larino era da considerarsi nullo come ribadito dal Commissario Usi Civici con circolare n. 146 del 1 marzo 1991 e che per procedere alla vendita bisognava richiedere la sdemanializzazione del bene all’assessorato dell’agricoltura e foreste della Regione Molise diventato competente in materia. La Giunta Regionale il 9 dicembre 1996 con delibera n. 4907 prese atto della nullità degli atti relativi all’avvenuta vendita di terreni demanializzati, vincolati al diritto di uso civico tra Comune di Larino e Consorzio di Bonifica larinese, indicando quale causa di nullità la mancata autorizzazione prevista trattandosi di beni di demanio pubblico. Di conseguenza, invitò il Comune di Larino a riprendere i terreni e diffidò il Consorzio di Bonifica a non vendere a terzi gli stessi terreni. Con atto n.2 del 4 febbraio 1997 la Giunta Comunale guidata dal Sindaco Pardo Spina annullò l’atto di vendita del 1964 e con delibera di Consiglio Comunale n.3 del 4 febbraio 1997 richiese alla Regione Molise, tramite l’assessorato agricoltura e foreste, l’autorizzazione per la sdemanializzazione e la successiva vendita al Consorzio di Bonifica larinese di 40 ettari vincolati al diritto d’uso civico per la creazione di un centro aziendale dimostrativo di assistenza tecnica. La determinazione dirigenziale della Regione Molise n.1 del 28 agosto 1997 autorizzò la sdemanializzazione e con delibera giuntale n. 438 del 11 settembre 1997 l’amministrazione del Sindaco Pardo Spina diede incarico all’Avv. Troiano di curare l’iter amministrativo per procedere alla vendita dei terreni di contrada Bosco.

L’Avv. Troiano di risposta con nota del 28 ottobre 1997 tra gli altri rilievi, indicò all’amministrazione comunale che per sdemanializzare i terreni era necessaria l’adozione di una delibera del Consiglio Comunale. Il 18 novembre 1997, con delibera del Consiglio Comunale n. 54 infatti, venne approvata la sdemanializzazione e si determinò la vendita di 36.20 ettari di terreno al Consorzio di Bonifica larinese per il prezzo di 45 milioni di lire per ogni ettaro. Dopo numerose lettere di invito a stipulare l’atto di vendita del Comune di Larino indirizzate al Consorzio di Bonifica larinese (n.191 – 3616 – 9852 del gennaio ’98, marzo ’98 e agosto ’98) alle quali non seguì alcuna risposta, la Giunta Comunale il 15 ottobre 1998 con atto n. 319 deliberò di adire l’autorità giudiziaria contro il Consorzio di Bonifica per far dichiarare la nullità della vendita e far condannare il Consorzio al rilascio dei terreni di contrada Bosco. Venne nominato l’Avv. Troiano come difensore del Comune e si impegnarono 2 milioni di lire ai fini contabili e salvo ulteriori provvedimenti.

Il 20 aprile 1999 il Comune di Larino ottenne ante causam il provvedimento di sequestro giudiziario dei terreni di contrada Bosco che il 17 maggio 1999 l’ufficiale giudiziario provvide ad eseguire. Con atto di citazione notificato il 24 maggio 1999, il Comune di Larino chiamò in giudizio il Consorzio di Bonifica larinese per chiedere che il Tribunale di Larino si esprimesse sulla convalida del sequestro giudiziario; desse atto della disponibilità del Comune di Larino a versare i 14 milioni di lire a titolo di restituzione del prezzo versato per l’acquisto dei terreni nel 1964 dal Consorzio, oltre gli eventuali accessori; dichiarasse la nullità della vendita e la restituzione dei terreni al Comune di Larino; decidesse sul risarcimento danni a favore del Comune per i frutti indebitamente percetti dal Consorzio con inizio dal 1964 più rivalutazione e interessi oltreché spese, diritti e onorari del giudizio a carico del Consorzio di Bonifica.

L’8 luglio 1999 il Tribunale di Larino con ordinanza, accogliendo l’opposizione al sequestro giudiziario del Consorzio di Bonifica larinese per carenza del requisito di opportunità, revocò il provvedimento poiché non esistevano, neppure in astratto, la possibilità di deterioramento e alterazione del bene per il tempo necessario all’accertamento del diritto. Il 23 luglio 1999 il Consorzio di Bonifica, presieduto dal Prof. Nicola Anacoreta, si costituì parte in giudizio e contestò sia la nullità della vendita che le pretese risarcitorie del Comune di Larino chiedendo in cambio del rilascio dei terreni la restituzione dei 14 milioni versati nel 1964 compresivi di interessi e il rimborso delle opere effettuate a miglioramento dei terreni stimate con perizia del consulente tecnico di parte a 900 milioni di lire nonché il risarcimento danni. Dopo la prima udienza del 5 giugno 2007, il 22 agosto 2008 il Tribunale di Larino pronunciò la sentenza di primo grado con la quale venne accolta la domanda del Comune di Larino tesa a dichiarare la nullità del contratto di compravendita del 1964 proprio perché sui terreni sussisteva il vincolo di usi civici e quindi sostanzialmente essi erano inalienabili ed incommerciabili. Il Consorzio di Bonifica venne condannato all’immediata restituzione dei terreni di contrada Bosco e il Comune venne condannato alla restituzione del prezzo di acquisto pari a 14 milioni di lire oltre agli interessi legali e rivalutazione monetaria dalla data della domanda al soddisfo.

Il Consorzio di Bonifica risultò condannato al pagamento di 94.726,74 euro come compenso per la restituzione dei frutti maturati dal 1964 oltre gli interessi legali e il Comune di Larino invece condannato al pagamento di 192mila euro a favore del Consorzio di Bonifica larinese a titolo di indennizzo per i miglioramenti fondiari e addizionali realizzati sul terreno come rilevato dal consulente tecnico d’ufficio. Le spese processuali sostenute dal Comune di Larino furono accollate al Consorzio di Bonifica per i due terzi di 14.456,79 euro. Il Consorzio di Bonifica, ricorso in appello contro il verdetto del Tribunale di Larino, chiese la sospensiva della sentenza e il 10 febbraio 2010 la Corte d’Appello di Campobasso con ordinanza ha rigettato la richiesta di sospensiva poiché peraltro a livello di fumus non risulta la fondatezza dell’appello. Per l’intanto, il Comune non potrà alienare i terreni e l’udienza è stata fissata per il 13 febbraio 2013. Il Movimento LARINascita, considerata l’evoluzione dei fatti e lo stato degli atti, in presenza di una sentenza pienamente esecutiva seppur di primo grado, non essendoci alcun atto né giuntale né consiliare di attivazione per riprendere i terreni e riscuotere il dovuto, si chiede cosa abbia fatto l’amministrazione comunale del Sindaco Giardino dal febbraio 2010, data dell’ordinanza della Corte d’Appello. Forse si è attivata per riprendere i terreni? E si sta impegnando per richiedere il dovuto? Oppure si sta rischiando l’ennesimo danno erariale a discapito di tutta la comunità?

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