TERMOLI–VASTO 1- 1 …e palla al centro. Il caso è risolto!
CostaTrabucchi DelfiniSono stati i Fenici – che risiedevano, grosso modo, nell’attuale Libano – a costruire le prime “reti” da pesca. Fin dal III millennio a.C. le avevano fatte a imbrocco trasparenti. Alte 3-4 metri, erano formate da una sola rete disposta verticalmente nell’acqua. In questo caso infatti, la cattura avveniva, appunto, per imbrocco: il pesce, una volta entrato nella fitta maglia, non riusciva più ad andare né avanti né indietro.
 
Rete “da imbrocco”
E’ questo il concetto dei moderni trabucchi o trabocchi che dir si voglia. Sono un vero e proprio… “trabocchetto” per il pesce che passando viene catturato. Il vigile “trabuccaro”, al suo passaggio, issa su la rete con l’argano e lo prende con la “volega”, una retina legata alla lunga asta di legno.

 
Questo tipo di pesca, effettuato sulla Costa tra l’Abruzzo e la Puglia, è ancora usato da alcuni paesi. In Abruzzo, li troviamo da Pescara ad Ortona, da Francavilla a S. Vito Chietino, daTorino di Sangro a Casalbordino e Vasto; in Molise – dove il primo risale al 1879, costruito da Felice Marinucci “Cellittesul litorale termolese ne sono operanti ancora tre; in Puglia ci sono i trabucchi del Gargano, di Peschici e di Vieste.

Si rassegni, perciò chi ancora pensa che la nostra “costa” possa chiamarsi diversamente dal momento che uno dei nostri trabucchi, – progettato e fatto realizzare dall’architetto Nicola Tamburrini e soci – è stato scelto per rappresentare il nostro litorale nel Padiglione Italia all’EXPO 2015; ed è in buona compagnia insieme al Colosseo, I Monumenti di Firenze e le isole di Capri e Ischia.

La nostra tradizione di “Trabuccari” è quindi ormai confermata dai “nostri “ Trabucchi . Se Gabriele D’Annunzio ha voluto immortalare il “suo” nel romanzo “Il trionfo della Morte”, paragonandolo ad ”…una grande macchina pescatoria simile allo scheletro di un anfibio antidiluviano”, noi, più modestamente, lo paragoniamo ai “…grossi elefanti di Salvador Dalì, dalle sottili gambe e fermi sulla riva del mare…” ovvero a delle “…enormi lumache dalle lunghe antenne”, la cui rete somiglia molto a quella di un ragno.

Ma come faremo a distinguere in quale “Costa dei Trabucchi” ci troviamo? Io, un’idea ce l’avrei e il comune di Termoli, nella sua lungimiranza, potrebbe anche adottarla: ogni “zona” dovrà avere in luogo della “casetta” del trabuccaro, un simbolo, un monumento caratteristico che definisca, in maniera inequivocabile, di quale “Costa” si tratti. Per cui, se per noi può essere il Castello Svevo, per l’Abruzzo potrebbe essere il Palazzo d’Avolos di Vasto, e per la Puglia, ad esempio la Cattedrale di S. Nicola con il suo originale “pronao”, oppure Casteldemonte, dalla sua originale forma ottagonale.

Sono sicuro che i delfini, che sono animali pacifici e a volte anche più intelligenti degli uomini, non si offenderanno!
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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.