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San Domino: discarica laterizi (foto C.L.Smoke)ISOLE TREMITI – Quando sbarchi a San Nicola o a San Domino, ti ferisce ormai come una stilettata lo spettacolo doloroso del contrasto saliente rappresentato dalla tragica concomitanza dell’eliso di un tempo opposto all’attuale dramma dell’intervento umano. Quest’ultimo, sempre più incurante della conservazione naturale, è ormai schiavo del miraggio di facili profitti, di sfrenati guadagni venali le cui lusinghe prevaricano qualsiasi logica ragionevole. La situazione pare ancor meno comprensibile se si considera la “presenza” di specifici organi  creati proprio per soprassedere alla cura  delle principali esigenze territoriali  con tutte le implicazioni a favore del clima, delle acque, dell’aria stessa.

Lascia spesso interdetti, nella stagione di maggiore affluenza turistica, constatare come le Autorità profondano un grande impegno nella creazione di eventi spettacolari, trascurando quasi del tutto la saliente ricchezza propria di un luogo qualificato, oltre che dalle straordinarie doti naturali, da testimonianze intellettuali quali si configurano in primis  tradizione, storia, cultura.

Profondamente immerso in tali preoccupazioni, ho avuto modo di scoprire stupefatto un luogo dall’altra parte del Pianeta, ma popolato pur sempre da esseri umani, da persone di questo mondo. Quel che più colpisce è la fondamentale analogia estetica rilevabile nel confronto con  taluni aspetti primitivi dell’isola di San Domino. Non posso esimermi pertanto dall’attenta disamina di un vissuto affascinante, che vorrei potesse valere come prezioso esempio per superare i vari drammi della situazione tremitese.

Distante circa 50 miglia dalle coste del Venezuela, nella punta Sud dei Caraibi, si trova  Bonaire. Una piccola isola facente parte delle Antille Olandesi. Lunga 22 miglia per una  larghezza 5 all’incirca, rimane  discosta  rispetto all’area che delimita il circolo degli uragani, una posizione invidiabile dal punto di vista meteorologico.  I residenti – circa quindicimila, in parte di origine olandese, altri discendenti dagli indios ex aborigeni oppure risultanti dall’incrocio di entrambe le etnie – manifestano  tutti nei confronti dell’isola  un fondamentale affetto che si traduce di continuo nella strenua vigilanza e nel rispetto. Quarantatre anni fa essi votarono compatti per la protezione dell’ambiente  contro la possibilità di sfruttamento del territorio con  nuove costruzioni. Una norma inderogabile impone ancora oggi che  un quarto  dell’intero territorio debba rimanere  del tutto  vergine come riserva intangibile di conservazione naturale. Basti pensare che appena il cinque per cento  dell’estensione di Bonaire è occupato da edifici di qualsivoglia natura o dimensione.

Flamingos, fenicotteri rosa tipici di Bonaire (Foto C.L.Smoke)Analogamente a quanto si verifica per il Gargano, ma in tutta evidenza con effetti diversi, anche  la costa e il mare intorno all’isola caraibica sono legalmente protetti  rimanendo sotto la giurisdizione inflessibile di un efficiente Ente Parco Marino.
Un’ulteriore  particolarità concorre a rendere quel gioiello naturale ancor più esclusivo. Prospicente  alla costa ovest si presenta  quale assoluta riserva naturale un’altra  isoletta, minuscola e disabitata,  chiamata  “Klein Bonaire” (dall’olandese “piccola Bonaire”). L’intera sua estensione copre un’area di sei chilometri quadrati, con una conformazione del terreno che si presenta completamente  piatta, rimanendo a non più di due metri sopra il livello del mare.  Le uniche strutture presenti sull’isola sono i resti delle capanne adibite  un tempo ad abitazioni degli schiavi, rimaste ormai semplici testimonianze  di uno storico passato.  Da non perdere una vista  della barriera corallina che circonda l’isoletta.
Klein Bonaire, rimasta per  un secolo e mezzo proprietà  privata, verso la fine del secolo scorso venne acquistata per cinque milioni di dollari dal governo di Bonaire, dal World Nature Fund, e dalla locale istituzione  “Foundation to Preserve Klein Bonaire”.
Chi dovesse  sperimentare il privilegio elitario di conoscere l’isola che potremmo definire fra le più esclusive dei  Caraibi, rimarrà colpito da quello stile inusitato. Diversamente da ciò che accade nelle altre Antille Olandesi (Aruba e Curaçao), a Bonaire non esiste turismo di massa, né si potrebbe vederne realizzata qualunque fattispecie.

Chissà mai se le Isole Tremiti potranno un bel giorno valersi delle medesime facoltà che hanno concorso a rendere sempre più preziose, conservabili a misura d’uomo, la qualità di vita,la civiltà,il progresso, le virtù di luoghi e persone di altri continenti. Ai nostri “politici” che non tralasciano vane parole per  esaltare  se stessi, mi permetto di rammentare ancora un concetto a me caro, tratto dall’eredità del beato Pio da Pietrelcina: “il troppo parlare non sarà senza peccato”.
Nonostante tutto, restiamo comunque fiduciosi nella buona volontà di chi potrebbe intervenire.

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