I fatti sono semplici, nel senso che l’Arpa Molise ha attivato un progetto sulla presenza di gas radon nelle scuole della regione Molise; il comune di Termoli ha aderito, insieme ai dirigenti scolastici, a questo progetto. Va precisato che lo studio effettuato dall’Arpam, per ammissione degli stessi responsabili dell’Agenzia, non ha alcun valore scientifico; si sottolinea inoltre che in questi casi, per avere uno studio valido, è necessario un monitoraggio che abbia una durata di almeno due anni. E’ necessario, inoltre, l’utilizzo di rilevatori idonei, di specifiche professionalità e di rilevazioni che devono essere effettuate nelle aule e non in altri luoghi della scuola, come ad esempio sgabuzzini o altre stanze.
Lo studio dell’Arpam iniziato a Febbraio dello scorso anno, ha avuto i primi risultati, assolutamente ufficiosi e non attendibili, dopo sei mesi dal monitoraggio. Da queste indagini, scaturite da un rilevatore posizionato in uno sgabuzzino, è emerso un valore superiore rispetto alla norma. Nonostante i risultati dell’osservazione non siano ancora completi, nonostante gli stessi non siano scientificamente validi e nonostante le indagini siano state effettuate in luoghi diversi rispetto a quelli previsti per legge, l’Amministrazione comunale in via assolutamente precauzionale, ha deciso di non autorizzare la riapertura della scuola di Via Tremiti, tanto è vero che i bambini che frequentavano quel plesso scolastico sono stati trasferiti nella struttura di Via Principe di Piemonte a Difesa Grande, previo adeguamento strutturale dei plessi.
Pertanto si rinviano al mittente eventuali ipotesi di disattenzione da parte degli organi scolastici preposti, o di chiunque altro, non sottacendo invece che in casi come questi potrebbero emergere ipotesi di procurato allarme: assicuro quindi che questa Amministrazione comunale provvederà a rilevare tale presupposto presso gli enti competenti. Per il futuro – conclude Di Brino – sarebbe opportuno che chiunque rilasciasse dichiarazioni alla stampa, specie se investito di responsabilità istituzionali, si documentasse e approfondisse i temi nel loro complesso, sempre che lo scopo prioritario debba restare quello di dare una giusta informazione ai cittadini e non, come invece sembrerebbe in questo caso, di fare disinformazione finalizzata ad acquisire consenso sulla sensibilità e sulla pelle delle persone”.