CAMPOBASSO _ Nell’incontro odierno sul dimensionamento scolastico nella Provincia di Campobasso si è continuato a navigare a vista. Il piano presentato dalla Provincia è stato modificato in corso d’opera e durante la discussione si sono registrati molti gli interventi critici; in particolare dalle amministrazioni comunali di Campobasso e Termoli, ma anche dai piccoli comuni delle aree interne. Nonostante ciò si è fatto votare un prospetto, rimaneggiato in più parti, che presenta numerosi punti critici e situazioni ingestibili. Alle rimostranze fatte dagli amministratori e dai dirigenti scolastici si è voluta privilegiare una impostazione prevalentemente legata alla difesa dello status quo, riconfermando gli equilibri politici raggiunti, senza porre attenzione alla qualità dell’offerta formativa territoriale. Il risultato è stato che degli 84 comuni della Provincia aventi diritto a pronunciarsi, alla fine erano presenti solo in 15, dei quali 11 hanno accettato il piano della Provincia, 3 hanno votato contro ed 1 si è astenuto. Non possiamo certo dire che si tratta di un piano condiviso! Eravamo stati facili profeti.
Il dimensionamento è una cosa seria e non può essere lasciato alla buona volontà di qualcuno ed agli interessi di campanile di altri. Occorreva che la Regione Molise delineasse i princìpi entro i quali realizzare l’offerta formativa territoriale, stabilisse con una legge sull’istruzione gli impegni relativi all’attuazione del titolo V della Costituzione, individuasse le priorità legate alla rete di trasporti territoriali, ai servizi aggregati dei vari comuni, all’istituzione dei poli scolastici per far fronte all’emergenza dell’edilizia scolastica, all’individuazione dei poli liceali, tecnici e professionali da realizzare a livello locale, evitando duplicazioni di indirizzi e pressioni locali. Gli ordinamenti nazionali, che sono legge dello Stato, sono stati, invece, interpretati con una sconcertante flessibilità.
E dunque si continua con la proliferazione degli istituti omnicomprensivi (siamo arrivati ad 8); non si tiene conto della sentenza della Corte Costituzionale che rimanda alla necessità di aggregare le scuole con un piano omogeneo e non disarticolato; si creano scuole mostro con oltre 1200 alunni, disinteressandosi della rete di comunicazioni; si penalizzano le aree interne e le minoranze linguistiche con istituzioni ingestibili per dimensioni o per ampiezza territoriale; non si tiene in considerazione i curricoli verticali sui quali sono nati gli istituti comprensivi. Soprattutto si riconoscono molte criticità documentate e riscontrate ma non si ha la volontà di affrontarle, fotografando, di fatto, l’esistente. Il Consiglio provinciale di Campobasso non dovrebbe approvare tale provvedimento. Chiediamo di fermarsi e di coinvolgere chi lavora nelle scuole, chi amministra le comunità locali, chi deve fruire del diritto all’istruzione. Del resto il Consiglio regionale del Molise, ormai depotenziato delle sue funzioni, non può in tempi brevi affrontare un argomento così delicato. Meglio fermarsi per evitare ulteriori danni.
Il segretario regionale Sergio Sorella