Frigoriferi gettati sulla villa romana di San Giacomo degli Schiavoni.
SAN GIACOMO DEGLI SCHIAVONI – Frigoriferi gettati sulla villa romana di San Giacomo degli Schiavoni. Si sta trasformando in una discarica abusiva a cielo aperto il sito archeologico venuto alla luce anni fa tra la meraviglia di specialisti, archeologi ed appassionati che hanno seguito una decina di anni fa gli scavi di contrada Piane Graziani, in località San Pietro. Oggi, guardare quell’area di grande valore storico-archeologico “sommersa” completamente da erbacce, sterpaglie ed ora anche rifiuti, fa davvero male.
La villa romana è abbandonata da anni a se stessa senza alcun tipo di rilievo quando potrebbe diventare un’area da valorizzare ed anche mèta di turisti qualora gli enti regionali si degnassero di riportarla agli antichi fasti. Il complesso si trova non lontano dal percorso del tratturo L’Aquila-Foggia.
Gli strati antichi documentano come inizio della frequentazione il IV secolo a.C., ma le strutture rimesse in luce si collocano prevalentemente nei primi secoli dell’impero. Si tratta di un grosso impianto la cui parte fondamentale è interessata da una sistemazione idraulica eccezionale e molto articolata, i cui elementi essenziali sono una cisterna interrata in ottimo stato di conservazione fatta esclusione della copertura, una serie di vasche, una fognatura.
La prima è a pianta rettangolare con pilastro centrale; la muratura è rivestita da un paramento in mattoni ed il pavimento è costituito da piccole mattonelle di terracotta, con cordoli in massetto negli spigoli di base, applicati per evitare la formazione di depositi di difficile asportazione. Collegata a questa, ma a quota molto più alta, c’è un’altra cisterna, più piccola ma realizzata con la stessa tecnica e con gli stessi accorgimenti, la quale potrebbe essere identificata con la piscina limaria, cioè la vasca per la decantazione delle acque.
La fognatura si trova a circa 5 metri di profondità rispetto all’antico piano di calpestio, è pavimentata in mattoni bipedali ed è coperta con tegole disposte “a cappuccina”. Lungo il suo percorso si incontrano due pozzetti di cui uno iniziale, nel punto di raccordo con la cisterna, ed uno intermedio con funzione di ispezione, inoltre altre vaschette, un pozzo (profondo oltre 4 metri ), canali, ambienti, tracce di pavimentazioni di mattoni disposti a spina di pesce (opus spicatum). Un ambiente posto verso nord conserva una serie di botti di terracotta (dolia) ed altre due piccole vasche quadrate.