CAMPOBASSO – Mentre il Governo del fare continua a non intervenire sulle cause strutturali della crisi ed il Parlamento rinvia le decisioni riguardanti le riforme strutturali, la legge elettorale, i costi della politica (conservando i privilegi dei pensionati d’oro), le uniche decisioni assunte riguardano le penalizzazioni per il pubblico impiego. Il Consiglio dei Ministri del 7 agosto ha deciso di bloccare i contratti pubblici e le progressioni di carriera, rinviando le risposte alle tantissime emergenze nei comparti della conoscenza. Si rimandano decisioni urgenti e non si danno soluzioni al personale precario amministrativo e tecnico della scuola; non si risolve la vergogna nei confronti del personale inidoneo all’insegnamento, costretto coattivamente a transitare sui ruoli amministrativi e tecnici.

Così come non si danno risposte sulla stabilizzazione dei posti di sostegno per gli alunni disabili, il dimensionamento e la realizzazione dell’organico funzionale che avrebbe consentito alle scuole di organizzare una diversa offerta formativa. Non si è affrontato il tema riguardante il personale della scuola che, avendo i requisiti prima della riforma Fornero (la cosiddetta “quota 96”), non è potuto andare in pensione. Ciò ha comportato la riduzione significativa dei posti disponibili ed ha reso sempre più lunga l’attesa di un posto stabile. Gli unici investimenti riguardano l’edilizia scolastica e gli arredi, importanti ma rappresentano una parte degli interventi necessari per la scuola pubblica. Il risultato di queste politiche per il Molise è il seguente: il 1° settembre 2012 ci sono stati 230 lavoratori della scuola andati in pensione. Per il prossimo anno scolastico 2013/14 ci sarà una vera e propria falcidia. I pensionati saranno appena 82.

In questo modo, considerando anche i 1600 posti di lavoro che si sono persi negli ultimi quattro anni, per effetto delle devastati politiche del duo Tremonti Gelmini con la riduzione del personale ATA, del tempo scuola nella secondaria superiore, la soppressione del modulo nella scuola primaria e del tempo prolungato nel I° grado, le immissioni in ruolo saranno ridotte al lumicino. Sull’università gli interventi sul diritto allo studio sono molto parziali e si profila un ulteriore aumento delle tasse.

Per questo abbiamo chiesto al Rettore dell’Università del Molise di considerare la posizione delle famiglie disagiate ed alla Regione di incrementare le risorse per il diritto allo studio. Si deve passare dalle parole ai fatti. Non si può sempre giustificare l’assenza di risposte con la ristrettezza delle risorse dopo aver massacrato con i tagli epocali la scuola e l’università. Senza una inversione di tendenza ci sarà una forte mobilitazione a partire dai primi giorni dell’inizio del nuovo anno scolastico.

Il segretario regionale Sergio Sorella

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