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… si chiamavano Fufù e Fofò.
TermoliStazioneVecchia
Carretto davanti la stazione di Termoli (Foto tratta da Humanitas)
TERMOLI –
Zi’  Mencucce aveva due asini nella campagna di Pantano, alla periferia di Termoli. Tutte le sere, dopo aver lavorato, dalle cinque del mattino fino alle 6 di sera durante l’inverno e a volte anche alle 8 durante il periodo primaverile ed estivo, tornava in paese con gli asini carichi di frutta e verdura da vendere al mercato. La strada era sempre sgombra. Quando arrivava all’altezza del casino ubicato sulla sinistra alla fine della ripida salita di Rio Vivo, ci faceva sempre un pensierino. Ma era vecchio ed anche stanco.

L’avevano capito anche i due asini che arrivati nelle prossimità del luogo di perdizione, si fermavano sempre; ma subito ricominciavano a camminare. Si chiamavano Fufù e Fofò. Erano tanto bravi e non ragliavano quasi mai. Solo quando dovevano mangiare, l’uno voleva mangiare la biada dell’altro! Mincuccio li legava per la coda o per il muso e glie la metteva a distanza tale che ognuno potesse mangiare solo la propria. Un giorno, però, li osservò di nascosto e vide che, guardandosi furbescamente negli occhi, mangiavano insieme prima un mucchio e poi l’altro. 
In politica avviene spesso questa “sintesi” furbesca, necessaria per sopravvivere o, secondo alcuni, vivere meglio e …mangiare di più.
 
Attualmente tutte le “ex estreme-destre”  si stanno alleando con le “nuove-formazioni di destra”: la Lega, i nostalgici del MSI, Fratelli d’Italia, Forza Italia e qualche ex sindaco,  da una parte; dall’altra è stata creata la Rete della Sinistra Termolese di cui fanno parte  Cinque Stelle e nostalgici della vecchia e recente sinistra. 

Rifondazione Comunista e Potere al Popolo… stanno a guardare!

Inoltre ci sono quelli che durante la legislatura si sono attivati formando gruppi, come Termoli decide, Prima Termoli; e altri gruppi che si formano ogni giorno. Questi potrebbero formare un terzo e anche un quarto gruppo da utilizzare al momento del ballottaggio.

Così gli asini da due diventano tre, quattro…! Non si sa! Lo sapremo solo vivendo!

Inoltre, c’è anche l’attuale sindaco che ha ancora velleità di riproporsi al governo della città. La sinistra, quella vera, è “sparita” sostituita da uno…”sparuto” gruppo di nostalgici che non ha nessuna speranza. Andrà all’opposizione, il posto che le è stato sempre più congeniale.

I giochi sono aperti: tutte vanne a la campagne, baste ca ce magne!

E così questo povero paese non avrà mai pace. Sempre nelle mani di avventurieri e di politici improvvisati, non preparati per affrontare i suoi veri problemi. Lo “scempio” tanto paventato continuerà e sarà gestito da persone che ambiscono solo alla poltrona di sindaco. A cosa serve avere: il mare pulito, il porto con i pescherecci e le barche da diporto, il collegamento con isole che tutti ci invidiano, una linea ferroviaria che ci collega il nord con il sud e con l’interno della Regione, un centro storico invidiabile. A che serve avere tutto questo se non è valorizzato, non è gestito da gente competente?!

Politici, vi odio!
 
Con il più grande disprezzo!
Saverio Metere
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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.