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TERMOLI _ Giovedì 13 gennaio p.v., si svolgerà presso il “Centro della Comunità”, in via del Carri in Santa Croce di Magliano, con inizio alle 17.30, il terzo incontro del Percorso di Formazione Socio-Politico realizzato dalla Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali coadiuvata dalla Caritas Diocesana e dall’Ufficio Diocesano della Pastorale Sociale e del Lavoro. Il tema: “Per una società responsabile e solidale”, avrà come relatrice Suor Alessandra Smerilli. Introdurrà i lavori monsignor Gianfranco De Luca, vescovo della diocesi di Termoli-Larino.

Questo percorso di formazione, iniziato lo scorso 26 ottobre con l’intervento del professore Franco Miano e proseguito il 3 dicembre scorso con il professore Giuseppe Savagnone, vuole rispondere all’invito di papa Benedetto XVI di impegnare i cristiani nella politica e nella ricerca del bene comune: “Non stancatevi di affidarvi a Cristo e di annunciarlo con la vostra vita, in famiglia e in ogni ambiente perché è questo che gli uomini anche oggi attendono dalla Chiesa. Come Leone XIII, Pontefice della prima enciclica sociale, la “Rerum novarum”, anche voi cercate il rinnovamento dell’impegno dei cattolici nella società” [Discorso ai fedeli di Carpineto Romano -10 novembre 2010].

E’ quindi prioritario l’impegno dei cattolici in politica anche al fine di porre in atto quell’”Agenda di speranza per il futuro del paese” programmata a Reggio Calabria in occasione della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani [2010], ove fu affermato: “Il bene comune impegna tutti i membri della società: nessuno è esentato dal collaborare, a seconda delle proprie capacità, al suo raggiungimento ed al suo sviluppo. Il bene comune esige di essere servito pienamente, non secondo visioni riduttive subordinate ai vantaggi di parte che ne possono essere ricavate, ma in base ad una logica che tende alla più larga assunzione di responsabilità” (C.D.S.C. n. 167) .

Per opportuna conoscenza si riportano brevi note biografiche ed alcune espressioni della relatrice: Suor Alessandra Smerilli, dell’ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice, è nata e cresciuta Vasto, classe 1974, è un’ economista nota nel panorama nazionale. Autrice di numerosi volumi, è docente di Economia della Cooperazione presso l’Università degli Studi del Sacro Cuore -Roma- e membro del Comitato Scientifico e Organizzatore della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani. Sui giovani e le donne: “Mi avevano chiesto di spiegare perché i giovani e le donne sono una risorsa per l’economia. Queste due categorie rappresentano il 60 per cento della popolazione, ma le donne sono rappresentate per il 18 per cento in un Parlamento dove l’età media supera i 50 anni, mentre l’88 per cento dei giovani ha un lavoro precario e l’occupazione femminile è ferma al 47 per cento contro una media europea del 60. Questi hanno qualità e carismi particolari: la disponibilità a formarsi e ad essere flessibili; la freschezza di idee e l’energia e la capacità di rischiare e la gratuità”. «I giovani sanno vivere con ideali grandi, spesso messi da parte “perché si è sempre fatto così”. Ma l’innovazione e la creatività possono svilupparsi solo se accolti dall’ambiente in cui fioriscono».

Le peculiarità femminili come l’intuizione, ha osservato inoltre, si trovano spesso schiacciate in un contesto economico che privilegia quelle maschili. «Eppure – ha proseguito – uno studio dell’Università di Leeds dimostra che un’azienda ai cui vertici ci sia una presenza femminile ha il 20 per cento in meno di probabilità di essere messa in liquidazione, e se la componente femminile supera il 30 per cento si raggiunge più facilmente l’eccellenza organizzativa». La chiave dello sviluppo dell’impresa sta quindi «nella complementarietà e nell’armonia tra lo specifico femminile e quello maschile».

Sulla crisi finanziaria ed economica: “La crisi economica e non solo finanziaria interessa l’economia reale, e ha avuto la sua origine nel mondo finanziario. Le cause più evidenti sono di natura finanziaria e politica, ma tra le cause remote non possiamo non citare quelle di natura etica. Le banche non sono le uniche responsabili, alla base c’è anche una cultura drogata del consumo. Per delineare le cause della crisi non possiamo solo accusare le banche. La crisi si è amplificata a causa di speculatori senza scrupoli, ma anche a causa di una cultura consumistica che ha ‘dopato’ il consumo: negli anni, si è andata creando l’illusione che non è necessario legare il consumo al proprio reddito. Un tempo per comprare un bene durevole (una automobile, una lavatrice, ecc.) prima si mettevano i soldi da parte, si facevano sacrifici, e poi si comprava. Oggi le famiglie, in particolare nell’occidente, non risparmiano più: il “compra oggi e inizi a pagare domani” è diventato uno stile consueto. Fino a quando l’economia è in crescita questo castello di carta si sostiene, ma ai primi problemi si scatena l’effetto domino che trascina tutti con sé”.

Su etica ed economia: “Etica ed economia non sono due mondi distinti: l’etica è una dimensione dell’economia. Quando l’economia perde questa dimensione, allora oltre a combinare danni, distrugge anche se stessa. Ne è prova questa crisi, così come il malessere crescente nelle società occidentali, dovuto ad un aumento costante di beni di comfort, che in qualche modo stanno spiazzando i beni relazionali. La strada etica e culturale è quella di riportare l’uomo al centro dell’economia: non dimentichiamo che le prime banche popolari sono state fondate dai francescani per alleviare la povertà (i monti di pietà e i monti frumentari). Non dobbiamo immaginare un mondo senza finanza, ma occorre che anche oggi ci siano imprenditori animati da scopi ideali e più grandi del solo profitto. In secondo luogo, la sfida è antropologica e culturale che ci tocca da vicino come educatrici: la crisi attuale può essere una occasione per una riflessione profonda sugli stili di vita occidentali, diventati insostenibili. La sobrietà, la comunione e la condivisione dei beni sono la strada per re-innescare un circolo virtuoso: è il tempo dell’impegno di tutti, tempo favorevole per un ritorno all’essenzialità”.

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