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SANTACROCE DI MAGLIANO _ Porterò sempre con me le parole di Antonio Martino. Era il 25 ottobre, giorno delle Primarie del PD, quando in tarda mattinata squillò il telefono e un parente mi passò questo bracciante di 100 anni che si era appena recato al seggio per votarmi. Mi disse con la concretezza degli uomini di S. Croce di Magliano che la politica è molto più semplice di ciò che si pensa. Da una parte c’è il capitale e dall’altra c’è il lavoro. O vivi per arricchirti o ti batti per i diritti di chi non ha voce. Mi raccontò i soprusi del ventennio fascista, la riconquista della libertà politica e sindacale, il valore dell’onestà, della rettitudine e del lavoro, le battaglie per la terra e per i diritti. Se fai il tuo dovere non devi chinare la testa. Gli uomini sono tutti uguali e meritano allo stesso modo rispetto e dignità.
L’altro giorno Antonio è venuto meno ma i suoi insegnamenti semplici ma profondi continueranno a vivere insieme a noi. Insieme a quella parte di molisani che non si vergognano della propria storia, che sono orgogliosi di essersi battuti per una vita contro le ingiustizie dei potenti che nel dopoguerra in Molise si chiamavano Giacomo Sedati, Girolamo La Penna, Bruno Vecchiarelli o Remo Sammartino. Negli anni cinquanta quando arrivava un galantuomo in un piccolo paesino c’era chi gli baciava le mani, il prete impartiva una solenne benedizione e la campane suonavano a festa. Ma c’era anche chi non si toglieva la coppola quando questi passavano, chi organizzava le Camere del Lavoro per chiedere scuole, assistenza sanitaria, acqua nelle case, terra ai contadini. I partiti di sinistra provavano a opporsi alle discriminazioni e nelle loro sezioni insegnavano a leggere e scrivere ai cittadini. Il Papa scomunicava i comunisti, senza il consenso del prete non potevi emigrare in America e negli anni successivi non potevi essere assunto nelle amministrazioni pubbliche o alla FIAT.

Solo gli amici degli amici godevano dei diritti di cittadinanza per gli altri c’erano le miniere del Belgio, il bracciantato o il lavoro in edilizia. Eppure in tanti, come Antonio o Donato Del Galdo, hanno scelto di soffrire ma non hanno rinunciato alle loro idee fino alla fine. Non si sono venduti. Sono rimasti al loro posto orgogliosi dei propri valori. In questi giorni in cui vengono celebrati potenti e latitanti, in cui si riscrive la storia politica molisana a senso unico come se non fosse mai esistito un altro pensiero, voglio soffermarmi con fierezza sugli insegnamenti politici di un uomo semplice, Antonio Martino, uno dei tanti che con la loro vita hanno scritto un capitolo diverso delle vicende della nostra terra.

Il Coordinatore Regionale della Segreteria
Michele Petraroia

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