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CAMPOBASSO _ Su 16 punti all’ordine del giorno nella seduta consiliare di ieri ne sono stati affrontati due e solo uno è stato trattato e approvato, quello inerente una strana e non chiarita modifica alla legge finanziaria regionale su cui in Commissione erano state sollevate da esponenti di maggioranza dubbi di legittimità.  
Non appena avviati i lavori del Consiglio la Maggioranza ha chiesto la sospensione per dirimere le proprie divisioni interne sulla proposta di proroga della Commissione per gli Affari Comunitari. Dopo un largo lasso di tempo non è stata raggiunta alcuna intesa nel P.D.L e si è quindi stabilito di rinviare tutti i punti riferiti a proroghe, soppressioni o accorpamenti di Commissioni Consiliari Speciali. Poco prima delle 14.00 il Consiglio è stato aggiornato al 15 settembre. Fin qui la cronaca degli eventi che si commentano da soli al di là dei proclami di una Giunta in gran parte assente. Ciò che colpisce è che a fronte di una pesante crisi economica c’è un’oggettiva evanescenza istituzionale.
 
Basta scorgere la vertenza dei precari della scuola su cui si tentenna con provvedimenti largamente inadeguati e insufficienti. Ma è l’insieme del mondo del lavoro che vede aumentare vertiginosamente il ricorso alla cassa integrazione e alla mobilità che si sommano al mancato rinnovo dei contratti per centinaia di giovani alla FIAT, alla SEVEL e in tante altre imprese. La paralisi dell’edilizia è emblematicamente rappresentata dal ritardo con si avviano i cantieri per completare la Fondovalle del Rivolo e per ricostruire il viadotto Ingotte.

La drammatica situazione in cui versano i dipendenti di strutture socio-sanitarie come il SAN STEFAR o di servizio come la COOPTUR, sono l’altra faccia della bancarotta nella gestione sanitaria regionale. L’esasperazione degli operai forestali mostra il volto di una dignità del lavoro calpestata. E il fallimento silenzioso o la chiusura di tante piccole imprese artigianali e del commercio segnano l’asprezza di una crisi che meriterebbero risposte concrete da parte delle Istituzioni con meno parole e più fatti.

                                                                                                                                                                        Michele Petraroia