ho letto la tua difesa impossibile e sconclusionata di Michele Iorio il cui stile mi ricorda la Pravda sovietica. A beneficio della verità storica rammento che il presidente del Molise, come gli fanno osservare sarcasticamente a Roma i tuoi e suoi colleghi di maggioranza, ha governato da monarca questa regione per un periodo lunghissimo, oltre 10 anni, piu’ di Tony Blair, dei Presidenti degli Stati Uniti e del tempo che intercorre tra le mutazioni tecnologiche.
Iorio si è insediato appena dopo al riforma del Titolo V della Costituzione che affidava alla Regione la potestà legislativa e la relativa capacità di spesa per agricoltura, turismo, attività produttive, scuola e sanità. Ha gestito una smisurata quantità di risorse, applicato i poteri speciali anche per quelle ordinarie e, soprattutto, non è mai stato ostacolato dalla sua maggioranza che ha accettato supinamente ogni decisione.
Per fare questo Iorio ha anche utilizzato in maniera spregiudicata il potere per ricompensare la corte, cito le liste civetta imbottite di clientes, l’ingresso di otto assessori esterni che fanno salire a 38 i componenti dell’amministrazione regionale, la creazione di commissioni consiliari inutili ma molto dispendiose. Quindi, Iorio e tutta la “cricca” (politica ovviamente) che lo ha ossequiato e assecondato, tra cui rientri anche tu, hanno avuto tutto il tempo ed il potere per dare un progetto a questa regione, una finalizzazione al duplice mandato. Invece, si è preferito dilapidare le risorse per creare consenso, diseducare ed asservire la società e l’economia alla mala politica.
A nulla sono valsi i richiami che industriali, associazioni di categoria, sindacati ed anche esponenti di opposizione hanno tentato di far arrivare a Iorio ed alla sua maggioranza. Io c’ero, caro Ulisse, anche nel 1998, quando il tuo amico presidente capeggiò il golpe politico, prendendo spunto dal dissenso alla mia riforma sanitaria, che avrebbe evitato al Molise 700 milioni di euro (quelli che si sono riusciti a contabilizzare) di debiti e tasse alle stelle. Non sono stato alla finestra e mi sono assunto anche l’onere di contribuire a produrre un riordino sanitario credibile e utile ai cittadini. Non sono stato mai contatto, forse perchè non avrei mai accettato di sedermi ad un tavolo per continuare a mantenere privilegi familiari e di clan, anche quelli delle unità cardiologiche e di neurofisiopatologia, oppure le spese inutili come la facoltà di medicina che cancellerà l’Ospedale cardarelli – ed altro -.
E’ singolare che tu, dopo aver fatto eleggere il cavaliere nel Molise ed avergli votato le leggi ad personam, tu che non hai mai fiatato in Parlamento sugli effetti negativi del Federalismo, sulle posizioni della Lega e su tutte le leggi spazzatura varate dal governo ora chiami me a difendere Iorio dagli amici (forse, a questo punto, ex) con i quali siedi in Senato. Combattere il governo Berlusconi è un dovere che mi deriva dal mandato ricevuto, e non lo farò perché tu me lo chiedi. Nella stessa misura continuerò a combattere politicamente Michele Iorio, che non ha altra strada se non quella delle dimissioni e a nulla vale continuare a raccontare bugie e mistificare la verità storica. Le bugie hanno le gambe corte.
Forse, caro Ulisse, se ti fai fornire da Telemolise la registrazione della seduta del Consiglio regionale del 18.10.1999 in cui fu discussa la mozione di sfiducia ( primo firmatario Michele Iorio) verso il sottoscritto, capirai, pur continuando a portare i pantaloni corti, che il disastro ha origini lontane e colpevoli ben individuati dall’opinione pubblica. Bisogna lottare per avere regole più giuste per il Molise ma dopo vanno rispettate e non furbescamente aggirate in nome di un populismo decadente che sta ridicolizzando il Molise agli occhi di un intero Paese.
Sen. Giuseppe Astore
è facile entrare in politica, il difficile è uscirne
Egr. senatore, sono allibito e sconcertato dal suo modo vecero e antiquato di fare politica. Lei mi da l’impressione di essere un semplice cittadino, che non ha mai fatto politica ne è mai entrato nella stanza dei bottoni. Nel mare in tempesta in cui il popolo stà naufragando, Lei continua a stare strettamente ancorato al potere come unica possibilità per poter sopravvivere. Senatore il popolo ha problemi seri di sopravvivenza e questi problemi sono stati causati da una classe politica che ha sbagliato i conti. Senatore Lei ha fatto parte di questa classe politica che oggi accusa e da cui si dissocia. Non pensa che sia venuto il momento di dare spazio a una classe dirigenziale giovane e fresca che invece di lanciare invettive atte a salvaguardare il proprio potere si rimbocchi le maniche per salvare il salvabile? La saluta con cordialità Giulio Iantoschi