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Porto di Termoli
Porto di Termoli
TERMOLI _ La crisi economica generale ha trovato la pesca italiana già in ginocchio intenta a risollevarsi dalla crisi del caro gasolio. Le norme Ue che entreranno in vigore dal 1° giugno (maglie minime, strascico, distanze dalla costa) costituiranno un ulteriore aggravamento della situazione, per l’inevitabile abbassamento della capacità di cattura dei pescherecci e la chiusura di alcuni comparti, che forniscono prodotti ampiamente diffusi nella tradizione alimentare del nostro Paese.
Le associazioni nazionali della pesca (Federpesca, Federcoopesca-Confcooperative, AGCI Agrital, Lega Pesca) pur coscienti che le norme comunitarie potranno essere cambiate solo attraverso la procedura comunitaria prevista dal Trattato di Lisbona e sulla base di indicatori di impatto, chiedono che l’emergenza venga affrontata con opportuni interventi socioeconomici che aiutino le imprese a mantenere l’occupazione e ad affrontare il cambiamento.

Per quanto ampiamente informati dell’entrata in vigore delle norme in questione, contro le quali le associazioni italiane hanno strenuamente combattuto fino all’adozione del Regolamento 1967/2006, sono diverse le difficoltà tecniche operative che devono essere affrontate e che potrebbero portare i pescatori verso sterili forme di protesta, finalizzate a istanze irrealistiche, che qualcuno avanza, creando disordine e dividendo la categoria. Per questo le associazioni richiedono al Governo la convocazione urgente del tavolo agroalimentare-pesca, mentre organizzano una forte manifestazione pubblica del disagio avvertito dal settore.

L’Associazione Armatori Pesca del Molise insieme all’Organizzazioni Produttori Pesca “O.P. San Basso”, condividono la linea presa dalle associazioni nazionali partecipando con i propri rappresentanti a tutti i tavoli organizzati a livello nazionale per cercare di affrontare al meglio il difficile momento che sta affrontando il settore della Pesca, in particolare proponendo anche una modalità di “fermo Biologico” diversa dagli altri anni, con l’obbiettivo di salvaguardare anche in modo più incisivo la risorsa, e contemporaneamente non lasciando i mercati a secco di prodotti ittici proprio nel momento di maggiore richiesta.