TERMOLI – Dieci persone affette da tumore negli ultimi 15 anni nel reparto di radiologia e medicina nucleare del San Timoteo di Termoli. Otto sono decedute, una è in chiemio ed un’altra in fase di accertamenti. Si tratta di tecnici radiologi, inferieri ed amministrativi, tutti in servizio nella stessa divisione, accomunati da un unico destino. I decessi, almeno quelli riscontrati, risalgono agli anni 98-2000 ad oggi. Uno alla volta, tutti in rigoroso silenzio, si sono spenti tra il dolore e le lacrime dei familiari.
Una realtà che già da qualche tempo, ha iniziato a destare dubbi e perplessità nei familiari degli operatori della divisione ammalatisi a cavallo della pensione tra i 57 anni ed i 70 anni. Per alcuni la malattia è arrivata un anno prima dell’età di quiescenza, per altri un anno dopo. Più di qualcuno si era rivolto ad un legale per avviare una causa di servizio ma non ha fatto in tempo. Si è spento prima. Antonietta Caruso, adetta alle mammografie, deceduta nel 2010, l’anno dopo il pensionamento, si era rivolta a dei legali ma la morte è sopraggiunta prima di poter istruire un procedimento giudiziario.
Nicola Catenaro, nipote della sfortunata, ricorda la “via crucis” della zia e dichiara: “conoscevo almeno 5 degli 8 colleghi di Antonietta che si sono ammalati e poi sono morti. Anche noi in famiglia abbiamo avuto dei dubbi. L’abbiamo vista ammalarsi di tumore subito dopo la pensione e poi spegnersi lentamente. Da lei abbiamo appreso degli altri casi accaduti nel reparto, una situazione che ci ha fatto riflettere e per questo oggi abbiamo accettato di parlarne”.
Una realtà quella della divisione rimasta in silenzio ma che è ben nota nella radiologia dove operano attualmente una ventina di operatori in tutto. Bruno Irace, tecnico della divisione da 40 anni, ha visto morire i colleghi uno ad uno ed oggi è preoccupato per il suo destino visto che anch’egli è ormai vicino alla pensione. Il fisico nucleare di Roma che periodicamente effettua i controlli sulla strumentazione, certifica che, attualmente, è tutto a norma. Nel reparto, peroò, ci si continua ad ammalare.
“C’è un effetto stocastico delle radiazioni a cui tutti siamo esposti, gli operatori in particolare che lavorano nel reparto ma anche gli utenti che vengono sottoposti a degli esami diagnostici nucleari quali radiografie, mammografie ed altro – spiega Irace -. Si tratta dei possibili effetti sulla salute in seguito all’esposizione ad un agente quali le radiazioni. Il rischio aumenta in proporzione alle dosi di radiazioni assorbite. E’ chiaro che la preoccupazione c’è, è inutile negarlo. Se poi a questo ci si aggiunge l’aumento della mole di lavoro a causa della carenza di personale, il rischio sale ulteriormente”.
I veritici ospedalieri hanno già chiesto altri 8 operatori per la divisione e si è in attesa. Dal reparto, però, come conferma Irace, si chiedono maggiori controlli, ulteriore materiale di protezione come: occhiali anti-x, collari anti-x per proteggere la tiroide, braccialetto dosimetrico, verifiche di qualità anche da parte di altri esperti per un confronto sui risultati.
Si chiede, in particolare, la verifica dei registri di esposizione nelle sale operatorie e nelle diagnostiche degli ultimi 10 anni per accertare se le dosi di radiazioni erogate dai tecnici in servizio corrispondono alle normative vigenti. “E nonostante tutto questo – conclude Irace – questa attività non è considerata come lavoro usurante. Siamo alla beffa”.