Valente è finito in cella lo corso 15 luglio a seguito del blitz del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente di Pescara in Italia ed all’estero. I Carabinieri del Noe arrestarono 4 persone ritenute responsabili del tentativo di riciclaggio del Tesoro di Ciancimino. Per gli inquirenti, Valente è considerato uno dei presunti “prestanome”.
Lo scorso 6 ottobre Ingroia, insieme con l’avvocato Giuseppe Mileti ha incontrato Valente in carcere a Larino trattenendosi fino a sera con il collegio difensivo per discutere sulle strategie processuali.
“Ho infine deciso di accettare l’incarico perché sono convinto della innocenza di Raffaele Valente non solo per quel che emerge dalle carte processuali, in parte a me già note attraverso le indagini già svolte sul caso dalla Procura di Palermo, ma anche perché convinto fin da quando ero pm dell’estraneità di Valente, ragione per cui la Procura di Palermo richiese l’archiviazione del caso – ha commentato Ingroia -. Confido che la giustizia seguirà il suo corso affinchè si possa chiarire definitivamente la posizione dell’imprenditore che ritengo, senza forzature difensive, non meriti la carcerazione che sta subendo. Proprio su questo punto ci adopereremo in tempi brevi con il giudice competente al fine di vederci quantomeno sostituita la misura cautelare in atto con altra meno afflittiva”.