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CAMPOBASSO – La sala consiliare del Comune di Campobasso è gremita fino all’inverosimile per l’incontro pubblico contro i petrolieri che ormai vogliono contendersi il Molise. Tra il pubblico ci sono cittadini, amministratori e associazioni, tutti interessati a capire a fondo i termini della vicenda delle trivellazioni in Molise.

Augusto De Sanctis, coordinatore e noto attivista del coordinamento abruzzese NO OMBRINA, non si risparmia e snocciola impietosamente, per oltre un’ora e mezza, documenti e studi riguardanti l’attività estrattiva e, soprattutto, riguardo le richieste e le concessioni che riguardano il Molise. Tutti dati rigorosamente scientifici e consultabili, che fanno riferimento a siti ufficiali e spesso anche a studi ufficiali delle stesse società petrolifere.

Tra le richieste in essere e quelle in itinere, si stima che oltre i due terzi del nostro territorio sarà interessato dall’attività estrattiva e di stoccaggio. Gli stessi Comuni di Campobasso, Termoli e Isernia sono dentro le aree interessate. La sola richiesta di una società siciliana nei pressi di Campobasso, tale Irminio Srl, interessa un’area di circa 90 km di perimetro e comprende interi Comuni come Cercemaggiore, Mirabello Sannitico, Cercepiccola, San Giuliano del Sannio, Ferrazzano, ecc.
Ma altri Comuni sono interessati da analoghe richieste come Carovilli, Capracotta, San Buono, oltre alle nostre coste e il nostro mare, nel caso delle trivellazioni di Ombrina o Rospo Mare.

Peraltro, il famigerato Sblocca Italia del governo Renzi, in assoluta controtendenza, impone un impulso fortissimo all’attività estrattiva petrolifera, ormai già in declino nel nostro Paese, giustamente sempre più soppiantata dallo sviluppo delle energie rinnovabili (in Italia oggi oltre il 50% del fabbisogno proviene da energie rinnovabili).  Questa attività viene persino classificata dal Governo di interesse strategico, permettendogli così di avere meno vincoli e imposizioni, verticalizzando le decisioni -la stessa VIA non sarà di competenza delle Regioni ma direttamente del Ministero dell’Ambiente- e rendendo sempre più difficile da parte degli enti locali e territoriali l’opposizione legale e giuridica a queste attività e la difesa del proprio territorio. Poco importa se si tratta di territori di eccellenza produttiva enogastronomica o amene località di interesse ambientale, turistico o culturale. Di qui la nascita da tempo di agguerriti e organizzati coordinamenti territoriali anti-trivellazioni che si oppongono dal basso e con tutti i mezzi ad attività che pregiudicano irreversibilmente il futuro del proprio territorio.

È appena il caso di ribadire si tratta di processi pervasivi e pericolosi, che portano concreti rischi di sismi indotti, di radioattività, di inquinamento delle falde acquifere, di scomparsa di fauna, ecc. ecc.
Il De Sanctis espone a corredo delle sue dichiarazioni copiose documentazioni ufficiali che confermano questo tipo di effetti, dannosi e irreversibili. Basta solo ricordare la metodologia di ricerca che, oltre ai carotaggi, sui terreni prevede diverse modalità invasive, come prospezioni attraverso cariche esplosive, che possono creare danni alle strutture circostanti, oppure il micidiale  airgun (potentissime esplosioni di aria in acqua). Quest’ultima modalità particolarmente dannosa per la fauna ittica: non dimentichiamo il continuo spiaggiamento di cetacei e di delfini sulle nostre coste. Nei siti di stoccaggio, poi, la possibilità di terremoti e di sismi è cosa tuttaltro che remota e ampiamente documentata, per non parlare del rischio di radioattività nei pressi dei luoghi che ospitano questi siti.

Adesso la palla passa ai territori che si stanno già organizzando attraverso comitati e che, sensibilizzando i propri amministratori, cercheranno di concedere il meno possibile in favore di società petrolifere che, impunemente e pressoché gratuitamente, estraggono gas e petrolio senza praticamente pagare tasse! Questa, infatti, è l’ennesima assurdità del nostro governo che prevede il pagamento di royalties da parte delle società petrolifere solo oltre una certa quantità estrattiva (nell’ordine di centinaia di migliaia di tonnellate di greggio).  Clamoroso è il caso del Comune di Rotello che ospita un pozzo nei pressi dell’abitato, con tutte le conseguenze del caso, e ne ha ricavato la miseria di appena 50mila euro a fronte di un’attività estrattiva di ben altre cifre. In parole povere, regaliamo petrolio e gas ai petrolieri che poi ce lo rivendono a prezzo pieno. Per quale ragione lo Stato italiano consente queste regalie ai petrolieri? Perché invece che delle energie fossili non puntare all’innocuo e rinnovabile fotovoltaico, dato che abbiamo sole in abbondanza e siamo in crescita esponenziale in questo settore energetico?

Gli interrogativi sono molteplici e lasciano spazio a risposte e opinioni maliziose e sconcertanti sul già discutibile operato del Governo Renzi. Fortunatamente ci sono spazi di opposizione, anche giuridica, a queste richieste, spesso viziate da incongruenze e da errori grossolani (fatte con il copia-incolla fa notare con ironia il De Sanctis).

Ci limitiamo, infine, ad osservare che mentre il premier si riempie la bocca di vuoti proclami di modernismo e di progresso, l’impegno nella tematica energetica è antico e contraddittorio, oltre che pericoloso per gli equilibri naturali e per lo sviluppo turistico-ambientale, vera grande risorsa del nostro Paese su cui puntare per un rilancio reale.
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