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ROMA _ “È in corso la revisione delle classi di concorso per l’insegnamento nelle scuole secondarie. Non è stata ancora resa nota, ma le premesse non sono incoraggianti”. Commenta così l’on.Anita Di Giuseppe l’ennesima beffa perpetrata nei confronti della scuola dalla Gelmini. “Insieme all’on. Zazzera L’Italia dei Valori ha presentato un’interrogazione sull’argomento perché in base a due note ministeriali inserite nella riforma della scuola superiore che entrerà in vigore dal prossimo anno, diversi insegnamenti vengono trattati come «atipici», con lo scopo di assegnarli a più di una classe di concorso. Il problema sta proprio nella definizione dei criteri di tale atipicità, che non sono conformi alla normativa vigente, giacché si ispirano a una mera logica di risparmio in termini economici. Infatti, attraverso un’applicazione impropria e approssimativa, i provvedimenti ministeriali arrivano a utilizzare classi di concorso di uno stesso ambito disciplinare in istituti in cui è previsto invece l’utilizzo di classi di concorso superiori, le quali sono ritenute più specializzate, dato che sono concepite appositamente per quegli insegnamenti.

I nuovi provvedimenti serviranno sostanzialmente a riciclare docenti in soprannumero – che sono tali, ovviamente, per i tagli perpetrati dallo stesso Ministro – affidando loro cattedre per le quali non sono abilitati. L’atipicità fino ad oggi era connessa a esigenze di omogeneità di consigli di classe o di sezione, di continuità didattica, mentre ora la si vuole legare esclusivamente ad esigenze di risparmio.

Così si creano ambiguità molto pericolose – continua la Di Giuseppe – perché si affida l’insegnamento a più classi di concorso, con una prassi che in passato ha sollevato non pochi contenziosi. È chiaro che questo non è altro che un maldestro tentativo di ripristinare un minimo d’ordine nello sconvolgimento creato dalla stessa riforma Gelmini. Se andiamo nello specifico, le classi di concorso interessate da questi provvedimenti sono quelle di ambito disciplinare letterari. In particolare, la classe A051, di lettere, latino nei licei e istituti magistrali, e la A050 di lettere negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado.
 
Infatti, in base alla normativa vigente, alla prima erano assegnate le cattedre di italiano, latino, storia, educazione civica, geografia del liceo scientifico, classico e dell’istituto magistrale. Alla seconda invece erano assegnate lettere italiane, storia, educazione civica negli istituti magistrali, negli istituti tecnici, negli istituti professionali, nei licei artistici, negli istituti d’arte e alcuni insegnamenti nella scuola magistrale. Ogni classe di concorso più alta possiede i requisiti professionali e i titoli necessari per insegnare in quelle inferiori (infatti si parla di «abilitazioni a cascata») e quindi la classe di concorso A051 è abilitata all’insegnamento delle materie letterarie in qualsiasi istituto secondario inferiore o superiore ad esclusione del ginnasio del liceo classico. Non è vero il contrario, e quindi alla classe di concorso A050 è stata indebitamente estesa la possibilità di prestare servizio in tutti i licei.

In pratica si arriverà ad assegnare gli insegnamenti di latino e italiano a due diversi docenti con gravissime ripercussioni sulla didattica di queste due materie caratterizzate da un elevato grado di interdisciplinarietà. In tale modo, la possibilità degli studenti di apprendere in maniera proficua la lingua latina – di per sé già fortemente limitata dalla diminuzione delle ore di latino – sarà compromessa definitivamente. Inoltre, nella nota ministeriale si specifica che «l’assegnazione all’una o all’altra classe di concorso deve mirare prioritariamente a salvaguardare la titolarità dei docenti presenti nell’istituzione scolastica ».

I provvedimenti ministeriali quindi si dicono ispirati al principio di salvaguardia della titolarità d’insegnamento, che è di per sé condivisibile, ma in questo caso è inconciliabile con i tagli, proprio quei tagli resi obbligatori dal Ministro, che riducono tutte le cattedre a 18 ore. Le conseguenze sulla qualità della didattica disciplinare saranno catastrofiche per effetto dell’utilizzo non conforme di classi di concorso in istituti in cui l’insegnamento è affidato a classi di concorso superiori. A questo punto, bisogna evitare sovrapposizioni e fraintendimenti. Abbiamo dunque chiesto al Ministro di ritirare queste note ambigue e dovrebbe prestare attenzione alle richieste di numerosi docenti che hanno lamentato tali gravi incongruenze”.

IdV Molise

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