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Una parte della stampa locale ( quella piu’ vicina all’attuale leadership ) ha lanciato l’idea di anticipare il voto regionale alla primavera del prossimo anno, anziche’ alla scadenza naturale dell’autunno del 2011. E’ solo una provocazione o una scelta strategica elaborata dal “generale agosto”? Proviamo a ragionare sulle motivazioni che potrebbero indurre alla liquidazione anticipata della legislatura:
1) la prima. L’attuale debolezza del centro sinistra molisano, privo di un progetto comune e di un leader forte capace di coagulare intorno a se’ il consenso di tutte le componenti di area. Praticamente una consultazione elettorale senza un vero avversario.
2) La seconda: la certezza di avere come alleato in Molise tutta l’area centrista (UDC, ADC ed altre formazioni), area che si va strutturando anche in prospettiva del convegno nazionale di Chianciano.
3) La terza: la spinta elettorale nazionale ( in primavera si votera’ in 15 Regioni) che vede impegnato in prima persona il Presidente Berlusconi, il Governo ed i partiti di maggioranza, investirebbe anche il Molise e di conseguenza potrebbe uscirne rafforzato l’attuale gruppo dirigente.
4) la quarta: l’accelerazione del percorso elettorale ridurrebbe al minimo anche il “rischio” che altri possano organizzarsi e proporsi nello stesso schieramento moderato, facendo leva su quel dissenso contro la attuale gestione del PDL regionale che si e’evidenziato in concomitanza con il voto europeo di giugno.
5) La quinta: lo scioglimento anticipato del Consiglio lascerebbe al Presidente ed alla Giunta il piu’ ampio e discrezionale potere decisionale. La tentazione quindi e’ forte e gli strateghi di questo disegno certamente non mancano. Ma il voto anticipato comporta anche rischi che vanno opportunamente valutati. In primis: l’economia regionale e’ in evidente sofferenza e non e’ quindi opportuno stimolare la reazione della gente con inutili giochi di prestigio. Tanto piu’ che non puo’ certo dirsi che l’economia regionale abbia beneficiato in termini strutturali dell’enorme flusso finanziario assegnato al Molise in conseguenza del terremoto e dell’alluvione prima e dei trasferimenti di risorse economiche dal governo centrale poi. Purtroppo gran parte di quelle risorse sono state consumate secondo la vecchia logica assistenziale, che normalmente non garantisce alcuna concreta prospettiva economica e soprattutto non assicura stabili ricadute occupazionali sul territorio.
Tutto cio’ i molisani lo sanno e sono ben in grado di individuare le singole responsabilita’. C’e’ poi il problema della sanita’ (che da sola rappresenta il 60% circa del bilancio regionale). Il commissariamento non e’ certamente un bel biglietto da visita da presentare agli elettori, anzi nella considerazione generale, e’ la cartina al tornasole del fallimento di quel piano di rientro che non e’ stato in condizione, ne’ di centrare l’obiettivo del pareggio, ne’ di invertire la rotta della spesa pubblica nel delicato settore.Anche questo non lodevole risultato i molisani lo attribuiscono alla attuale classe politica.
Ed ancora: come potrebbero gli elettori comprendere le ragioni pubbliche o l’interesse collettivo sotteso alla riproposizione anticipata dello stesso gruppo dirigente che gia’ governa la nostra Regione e lo fa da circa un decennio?
E con quali convincenti argomenti si riuscira’ ad indurre i consiglieri della attuale maggioranza ad avallare l’idea di anticipare di un anno e mezzo il voto, senza la certezza del loro “rientro” in consiglio e senza nemmeno l’aspettativa del posto nel listino maggioritario ( che dovrebbe essere eliminato con la imminente riforma)?. Sarebbe lo stesso che proporre ai capponi di anticipare il Natale ( per mutuare una frase cara al Presidente del Consiglio).
1) la prima. L’attuale debolezza del centro sinistra molisano, privo di un progetto comune e di un leader forte capace di coagulare intorno a se’ il consenso di tutte le componenti di area. Praticamente una consultazione elettorale senza un vero avversario.
2) La seconda: la certezza di avere come alleato in Molise tutta l’area centrista (UDC, ADC ed altre formazioni), area che si va strutturando anche in prospettiva del convegno nazionale di Chianciano.
3) La terza: la spinta elettorale nazionale ( in primavera si votera’ in 15 Regioni) che vede impegnato in prima persona il Presidente Berlusconi, il Governo ed i partiti di maggioranza, investirebbe anche il Molise e di conseguenza potrebbe uscirne rafforzato l’attuale gruppo dirigente.
4) la quarta: l’accelerazione del percorso elettorale ridurrebbe al minimo anche il “rischio” che altri possano organizzarsi e proporsi nello stesso schieramento moderato, facendo leva su quel dissenso contro la attuale gestione del PDL regionale che si e’evidenziato in concomitanza con il voto europeo di giugno.
5) La quinta: lo scioglimento anticipato del Consiglio lascerebbe al Presidente ed alla Giunta il piu’ ampio e discrezionale potere decisionale. La tentazione quindi e’ forte e gli strateghi di questo disegno certamente non mancano. Ma il voto anticipato comporta anche rischi che vanno opportunamente valutati. In primis: l’economia regionale e’ in evidente sofferenza e non e’ quindi opportuno stimolare la reazione della gente con inutili giochi di prestigio. Tanto piu’ che non puo’ certo dirsi che l’economia regionale abbia beneficiato in termini strutturali dell’enorme flusso finanziario assegnato al Molise in conseguenza del terremoto e dell’alluvione prima e dei trasferimenti di risorse economiche dal governo centrale poi. Purtroppo gran parte di quelle risorse sono state consumate secondo la vecchia logica assistenziale, che normalmente non garantisce alcuna concreta prospettiva economica e soprattutto non assicura stabili ricadute occupazionali sul territorio.
Tutto cio’ i molisani lo sanno e sono ben in grado di individuare le singole responsabilita’. C’e’ poi il problema della sanita’ (che da sola rappresenta il 60% circa del bilancio regionale). Il commissariamento non e’ certamente un bel biglietto da visita da presentare agli elettori, anzi nella considerazione generale, e’ la cartina al tornasole del fallimento di quel piano di rientro che non e’ stato in condizione, ne’ di centrare l’obiettivo del pareggio, ne’ di invertire la rotta della spesa pubblica nel delicato settore.Anche questo non lodevole risultato i molisani lo attribuiscono alla attuale classe politica.
Ed ancora: come potrebbero gli elettori comprendere le ragioni pubbliche o l’interesse collettivo sotteso alla riproposizione anticipata dello stesso gruppo dirigente che gia’ governa la nostra Regione e lo fa da circa un decennio?
E con quali convincenti argomenti si riuscira’ ad indurre i consiglieri della attuale maggioranza ad avallare l’idea di anticipare di un anno e mezzo il voto, senza la certezza del loro “rientro” in consiglio e senza nemmeno l’aspettativa del posto nel listino maggioritario ( che dovrebbe essere eliminato con la imminente riforma)?. Sarebbe lo stesso che proporre ai capponi di anticipare il Natale ( per mutuare una frase cara al Presidente del Consiglio).
Per concludere: In normali condizioni, di questi delicati problemi se ne discute nelle sedi dei partiti che devono condividerne preventivamente le ipotesi e non sulle colonne dei giornali . Perche’ queste uscite improvvide rischiano di deteriorare l’immagine del leader e con lui quella della coalizione. Chi ha assunto la responsabilita’ di coordinare il primo partito di Governo della coalizione deve avere anche la capacita’ di gestirlo in modo che le scelte siano partecipate e condivise.Altrimenti se si parla in liberta’ mi sia consentita una provocazione:andiamo al voto e candidiamo una donna. Sarebbe un elemento di modernita’ e di novita’ assoluta nel panorama nazionale.
Avv.Oreste Campopiano
segr.reg.le N.PSI – PDL Molise
segr.reg.le N.PSI – PDL Molise
Oreste, come al solito, concordo con il tuo intervento. L’idea di una donna non dispiace
scommetto che il buon Oreste ha già il nome della prescelta in tasca.