LARINO – Le due scosse di terremoto che si sono susseguite a pochi minuti di distanza l’una dall’altra nell’area Frentana, pongono l’attenzione sull’ancora precarie condizioni di molti edifici scolastici situati nei nostri territori ad alto rischio sismico. Gli interventi del piano governativo biennale di edilizia scolastica, hanno distribuito e distribuiranno, in tutto il territorio nazionale, importanti risorse che non prevedono nessun finanziamento ed intervento prioritario, per l’adeguamento antisismico e la costruzione di nuove scuole, in quei territori ad alto rischio sismico. Tra qualche giorno le scuole riapriranno e gli interventi realizzati di messa in sicurezza di impianti elettrici e antincendio, la rimozione dell’amianto e delle barriere architettoniche, qualche guaina per eliminare infiltrazioni d’acqua e la solita rinfrescata alle pareti, non allontaneranno le preoccupazioni per una realtà ben diversa, che vedrà un gran numero di studenti e personale scolastico, rientrare in edifici scolastici che non garantiranno pienamente l’incolumità, in un territorio classificato quasi totalmente come: Zona 1 ( E’ la zona più pericolosa. Possono verificarsi fortissimi terremoti); e Zona 2 (In questa zona possono verificarsi forti terremoti).

La scossa tellurica d’intensità 4.1 pone, secondo il nostro modesto parere, gli amministratori scolastici comunali e provinciali, di fronte a precise responsabilità che li vedranno decidere, in questo periodo di pausa didattica, se trasferire temporaneamente in luoghi alternativi, che ipoteticamente potrebbero essere anche altre scuole “simicamente sicure”, gli studenti e il personale scolastico, attualmente ospitati in scuole potenzialmente vulnerabili, che non garantiscono i requisiti di sicurezza antisismica.

Il terremoto del 24 dicembre, pone anche un altro problema su cui riflettere, quello della prevenzione e della sicurezza degli alunni ospitati nelle “classi pollaio”. Classi numerose, che oltre a creare rischi di carattere didattico-metodologico, pedagogico, psicologico, in alcuni casi, non rispettano la normativa vigente (1,80 mq. di spazio minimo per allievo e mq.1,96 nella secondaria superiore) e non garantiscono eventuali evacuazioni prive di pericoli. Spesso tali classi ospitano anche alunni diversamente abili con patologie motorie, che rendono, in presenza di un notevole deflusso di studenti, ancora più complicate e rischiose le operazioni per abbandonare celermente la classe e la scuola.

Ci auguriamo che nelle scuole siano intensificate le prove di evacuazione e che finalmente tra la politica si diffonda una maggiore sensibilità e fattiva consapevolezza che si oppone al “fatalismo tellurico” e condivida con noi l’opinione che, per prevenire le disgrazie “nell’area del cratere”, non servono solo i trenta denari, le buone intenzioni e qualche intervento di maquillage, ma solo interventi edilizi mirati, di messa in sicurezza antisismica e di ricostruzione sostenibile. Solo tali azioni potranno garantire, in lunghi ad alto rischio sismico, il diritto allo studio in piena sicurezza.

prof. Elvio Petrecca

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